Crollo a L'Aquila, graziato il preside

Reintegrato il dirigente condannato per la morte di tre studenti

Livio Bearzi era l'unico tra i condannati in via definitiva per il terremoto de L'Aquila a essere finito dietro le sbarre. E ora per l'ex preside del liceo del capoluogo abruzzese crollato il 9 aprile del 2009 è arrivata la grazia da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La fine di un calvario durato due anni. Da quel 10 novembre 2015, quando Bearzi, in seguito all'ordine di carcerazione della Procura generale della Corte d'Appello de L'Aquila, era finito in galera a Udine. La misura poi era stata trasformata in affidamento ai servizi sociali, in via provvisoria dal 23 dicembre 2015 e definitivamente a partire dall'aprile dell'anno scorso.

Il sessantenne friulano, condannato a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni personali, ora stava scontando la sua pena facendo volontariato in un consorzio che si occupa di profughi. Secondo i magistrati, Bearzi è stato «negligente e omissivo» con un comportamento di «totale inerzia, a fronte di una situazione di evidente rischio per le condizioni in cui versava la palazzina, in presenza dello stillicidio di scosse». Quindi le disastrose condizioni strutturali in cui versava il convitto «Domenico Cotugno» il cui crollo provocò la morte di tre ragazzi sarebbero state responsabilità di quel preside che era arrivato a L'Aquila soltanto da pochi mesi.

Per la grazia si era mobilitata tutta la comunità scolastica del Friuli Venezia Giulia e due anni fa il presidente della regione Debora Serracchiani aveva scritto una lettera a Mattarella. L'atto di clemenza del Quirinale è stato notificato a Bearzi ieri mattina e prevede «l'intero condono della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici per cinque anni». Il preside potrà così riprendere servizio e tornare a scuola.

«Grande soddisfazione» è stata espressa dall'avvocato di Bearzi Stefano Buonocore e gli ha fatto eco la Serracchiani: «Le molte voci che si sono levate dalla società civile e dalle stesse istituzioni in direzione del presidente della Repubblica avevano come scopo quello di porre rimedio a una situazione di oggettiva ingiustizia in cui si era trovato Bearzi, unico a dover rispondere di una tragedia contro la quale nulla ha potuto opporre. Grande saggezza da parte di Mattarella».

Al dirigente scolastico infatti era stata contestata la mancata ristrutturazione del vecchio edificio e l'assenza di un piano di sicurezza. Ed era stato uno dei primi condannati per gli effetti del testo unico 81/2008 che indica i presidi come i responsabili della sicurezza negli istituti scolastici.

DDS

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