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Dagli yacht alle ceramiche quegli affari che non tornano

L'azienda dei Di Battista si presenta come leader nel settore sanitari. Ma gli operatori non la conoscono

Dagli yacht alle ceramiche quegli affari che non tornano

Ci sono i debiti con i fornitori, ci sono i debiti con le banche ma ci sono soprattutto i debiti con l'Inps, con lo Stato. E non solo. La Di Bi Tec srl, società che fa riferimento alla famiglia di Alessandro Di Battista - di cui, va ricordato, Alessandro è socio di maggioranza nonché membro del Cda - è debitrice anche nei confronti dell'Inail, l'istituto che assicura i lavoratori dagli infortuni (1.753 euro).

È quanto ha potuto documentare in un'inchiesta pubblicata ieri il Giornale e che prosegue oggi. Impegnata nella produzione dei sanitari, la Di Bi Tec si presenta sul proprio sito come una «delle prime aziende in Italia nella produzione e nella distribuzione di accessori per il bagno». La sede legale si trova a Roma in via Latina 20, mentre lo stabilimento è situato a Fabrica di Roma in provincia di Viterbo, in uno dei più antichi distretti della ceramica. Ma di cosa si occupa la Di Bi Tec? La risposta è sanitari «in porcellana di primissima qualità» anche se il prodotto di cui va più soddisfatta è «Sanisplit», una scatola intelligente che tritura i residui solidi. Per garantirne il funzionamento, la Di Bi Tec ha perfino predisposto un servizio telefonico nazionale. Ma è a livello territoriale che è sconosciuta del tutto. Chiamando i ceramisti e i rivenditori del viterbese, sono numerosi quelli che non si forniscono dalla Di Bi Tec e che neppure la conoscono. La Ceramica Flaminia, un noto rivenditore con sede a Civita Castellana, dichiara di scoprire solo adesso questa azienda: «Sinceramente non sapevo che i Di Battista operassero in questo settore». Neppure il magazziniere della I.L.C.A, con sede a Fabrica di Roma, conosce i prodotti della Di.Bi Tec. Eppure in quei luoghi, Alessandro Di Battista è di casa. Il 4 novembre del 2014, organizzò a Civita Castellana un comizio per difendere i ceramisti. Alcuni giornali scrissero che l'appuntamento fosse di fronte alla sua azienda. Di Battista andò invece a comiziare alla Ceramica Esedra srl di Civita Castellana. Neppure la Ceramica Civita Castellana si fornisce dai Di Battista ma ne conosce in maniera vaga il «Sanisplit»: «Credo risponde la proprietaria - serva a separare le acque reflue ma non so che mercato la Di.Bi Tec copra e se sia più attiva all'estero che in Italia». In realtà, in un articolo per il magazine Vox Fabbrica fu Vittorio Di Battista a restituire le cifre e raccontare la sua azienda. L'articolo non è datato ma dal contenuto sembra riferirsi al 2012. Ecco cosa si scriveva della Di.Bi Tec: «Siamo specializzati nella produzione e nella distribuzione di accessori tecnologici per il bagno, con un fatturato annuo di 3 milioni di euro». Al giornalista che lo intervistava, Di Battista spiegava che la crisi si era fatta sentire nel 2011: «Dallo scorso novembre registriamo un lieve calo nelle vendite e un parallelo aumento di insoluti. Poiché non siamo esposti con le banche ma operiamo in totale autofinanziamento». Oggi i Di Battista sono esposti con le banche per 151.578 euro. Ma cosa possedevano i Di Battista prima della Di.Bi Tec? Anche in questo caso il protagonista è Alessandro di Battista più del padre Vittorio, a prova che la sua è stata, costantemente, una presenza importante, se non di indirizzo, negli affari di famiglia. Nel 1998, insieme a Maria Teresa Di Battista, Alessandro ha infatti acquistato quote di una società attiva nel comparto dei sanitari per yacht. È la Tecma Srl e le quote appartenevano a Cristiano De Santis e Marco Giovannini. A distanza di pochi anni, nel 2001, le stesse quote di Tecma srl, acquistate da Alessandro Di Battista e da Maria Teresa Di Battista, vengono cedute nuovamente a De Santis e Giovannini. Nel 2004, De Santis e Giovannini cederanno le loro quote alla Thetford.

Si tratta di una società olandese.

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