"Dai migranti rischio contagio, vaccinare i bimbi in stanze diverse"

I cittadini preoccupati per eventuali contagi. E il sindaco di Domodossola propone stanze separate per vaccinare bambini e immigrati

"Dai migranti rischio contagio, vaccinare i bimbi in stanze diverse"

"I bambini non vengano vaccinati nella stessa stanza dei richiedenti asilo". A lanciare l'allarme è stato il sindaco di centrodestra di Domodossola, Lucio Pizzi, preoccupato che i più piccoli possano essere contagiati dai migranti al momento delle vaccinazioni. Così ha preso carta e penna e ha scritto all'Asl proponendo di predisporre stanze diverse per bimbi ed extracomunitari. Una proposta che, però, ha sollevato un acceso dibattito scatenando anche alcune polemiche.

Il caso è arrivato sulla scrivania del sindaco di Domodossola perché segnalato da un cittadino preoccupato. E, come riporta Repubblica, Pizzi ha subito scritto al direttore generale dell'Asl della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Angelo Penna, per lamentarsi contro "l'uso promiscuo degli ambulatori per la somministrazione dei vaccini". "Nello stesso locale vengono vaccinati migranti richiedenti di protezione internazionale e bambini in tenerissima età - si legge nella lettera inviata dal primo cittadino - i bambini piccoli non hanno completato il ciclo di vaccinazioni e sono quindi esposti mentre i migranti non hanno alle spalle anamnesi che possano escludere situazioni di pericolo per la collettività, anzi sono spesso portatori di malattie contagiose".

Penna ha subito messo le mani avanti spiegando di non aver ancora letto in prima persona la lettera che gli è stata inviata da Pizzi, ma si è comunque premurato di assicurare che "non esistono rischi per la salute" e, al tempo stesso, di chiedere una relazione per avere il quadro della situazione.

"Il mio compito è garantire la salute di tutti, bambini, adulti, residenti e immigrati - ha, poi, chiosato - normalmente ci sono sessioni vaccinali separate per i bambini e per gli adulti, o per il tipo di vaccino: non per la provenienza degli utenti di un Asl".

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