L'atmosfera è quella degli esordi, fuori dal ristoriante dove è stata organizzata la cena di finanziamento per il Pd di Matteo Renzi. Mille euro per entrare, un parterre di seicento invitati raccolti al ristorante The Mall, ai piedi dell'avveniristico grattacielo "Diamante", nel nuovo centro direzionale milanese di Porta Nuova. La platea degli ospiti è naturalmente molto abbiente, perlopiù imprenditori (ma non solo), qualche politico e molti curiosi. Mai niente fu più distante dalle vecchie feste dell'Unità.
Renzi e la Boschi si fanno desiderare, ma gli imprenditori - specialmente quelli "nuovi" all'ambiente piddino - hanno voglia di parlare: i concetti più ricorrenti sono "fiducia" e "speranza", elargite con generosità da signore in tacchi alti e finanzieri avvolti nei loro impermeabili. I sorrisi si sprecano e sono in pochi, prima di entrare ad abbuffarsi alla cena preparata da Oscar Farinetti, a rifiutare anche solo qualche battuta alla stampa.
"Rispetto a due anni fa siamo un’altra era geologica, finalmente entriamo nel XXI secolo - spiega soddisfatto Guido Roberto Vitale, mago dell'investment banking milanese - In un Paese civile la politica dev'essere pagata dai cittadini, non dallo Stato. Le parole di Serra sul diritto di sciopero? Finalmente qualcuno ha il coraggio di dire ciò che pensa. Le contestazioni degli operai? Capitano, fa parte della democrazia."
Ai piccoli imprenditori di provincia si mischiano i grandi nomi della Milano bene, avvocati sessantenni che arrivano in Suv e una bella ragazza bionda di venticinque anni che racconta di fare il medico e venire da Firenze. L'impressione è che la quasi totalità del parterre renziano sia qui più per ascoltare che per fare proposte e avanzare richieste: non manca qualche bacchettata per il premier ("Dovrebbe essere più concreto, fare riforme strutturali"), ma nel complesso sembrano tutti molto contenti di essere qui. C'è un impresario di pompe funebri che spiega che Renzi è ormai "l'ultima speranza" e a chi gli chiede se la crisi si senta anche nel suo settore spiega, scrollando la testa, che "gli Italiani ormai risparmiano su tutto".
Da un taxi scende una signora dai capelli bianchi molto charmante, un mantello orlato di pelliccia, rossetto rosso e occhiali argentati: "Io mi occupo di cultura - spiega - Sono Maria Grazia Mazzocchi, presidente del conservatorio. Da Renzi mi aspetto maggiore attenzione per i conservatori che purtroppo l'attuale ministro ha molto trascurati. Se sono delusa da quanto ha fatto fin qui il governo? Ma no, certo finora non ho visto grandi risultati ma insomma diamo tempo al tempo", sorride.
Volti più tirati e un velo di imbarazzo invece tra i politici. Tra gli esponenti del Pd locale e nazionale si avverte quasi l'aria di doversi giustificare, come se riuscisse difficile conciliare le feste dell'Unità, con le salamelle e la birra a tre euro, con le cene milionarie assieme al gotha della finanza e dell'impresa. In molti si aggrappano all'abolizione dei rimborsi elettorali: "Era necessario trovare altre forme di finanziamento da affiancare a quelle tradizionali - tenta di spiegare Vinicio Peluffo, deputato di Rho, alle porte di Milano - Vanno bene le feste, ma ora ci rivolgiamo anche a chi può dare di più."
Insomma pecunia non olet, e anche se chi si trova a passare di lì in macchina non sembra approvare l'iniziativa ("Uno schiaffo alla miseria", commenta una signora di mezza età abbassando il finestrino) i piddini paiono accogliere le polemiche tutto sommato con leggerezza. Il bilancio del partito è in passivo, ma questa sera si punta a recuperare una bella somma, qualcuno parla addirittura di cinque milioni di euro.
"Siamo un partito di centrosinistra, anzi con una componente proprio di sinistra, ma ci rivolgiamo a tutti - chiosa Patrizia Toia, capogruppo dem
all'Europarlamento - Noi facciamo politica per le nostre idee, ma il contributo è necessario a mantenere in piedi la struttura, serve anche a mantenere del personale, abbiamo dei dipendenti...Poi, chiaro, qui viene chi può permetterselo".
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