"Dalle urne è arrivato l'avviso di sfratto per gli euroburocrati"

La leader Fdi: "Il populismo non è più tabù: Le Pen parla dei veri problemi della gente"

"Dalle urne è arrivato l'avviso di sfratto per gli euroburocrati"

Roma - Onorevole Giorgia Meloni, Marine Le Pen al ballottaggio con Emmanuel Macron. Soddisfatta?

«Direi che dalla Francia arriva un avviso di sfratto all'establishment e a chi governa l'Unione Europea, al potere consolidato delle due grandi famiglie politiche europee, Popolari e Socialisti».

I Socialisti, in particolare, sono stati polverizzati.

«Sì sono stati asfaltati, mentre i gollisti mantengono percentuali più presentabili perché Fillon ha scimmiottato le parole d'ordine della Le Pen, ordine, sovranità, carcere per i sedicenni, rigore sull'immigrazione. L'elemento più paradossale è Renzi con i suoi ministri che festeggia come se lui fosse Macron, mentre non ha capito che lui è Hollande».

Si sta formando il classico fronte repubblicano contro la Le Pen.

«Vedremo, saranno gli elettori e non i leader a decidere. Ciò che è paradossale è che si identifichi Macron come il paladino dell'Ue quando vuole rinegoziare i Trattati e cambiare lo statuto della Bce. Mi sembra che gli europeisti si stiano arrampicando sugli specchi. Attorno a Macron si sta delineando un inciucione che ne comprometterà il tentativo di rompere gli schemi. Tajani è un appassionato della materia».

Come esce il populismo da questo primo turno francese?

«Molto rafforzato. Le questioni cosiddette populiste non sono più un tabù, ma sono al centro del dibattito politico. I populisti dettano l'agenda perché i loro contenuti sono quelli sentiti dalla gente. E questo era accaduto anche in Olanda».

Si è molto discusso sull'effetto attentati. Ha influito oppure no?

«Il modo in cui la questione è stata posta da certi salotti dimostra quanto l'establishment sia lontano dalla gente. In sostanza il problema non è più il terrorismo ma chi lo combatte, chi come la Le Pen - e come Fratelli d'Italia - chiama i problemi con il loro nome e accende la luce sul disegno di islamizzazione dell'Europa. È lo stesso meccanismo che trasforma gli autori di attentati in squilibrati e folli».

Le Pen ha la possibilità di vincere?

«Lei riesce a parlare anche a un vasto elettorato di sinistra. Non dimentichiamo che la globalizzazione e l'immigrazione incontrollata colpisce soprattutto le fasce più deboli. Per vincere deve dialogare con loro».

Si può dire che la frammentazione francese suggerisce all'Italia il premio alla coalizione?

«Sì, è necessario semplificare il quadro. Ma per andare in coalizione questo voto ci dice che serve un accordo chiaro sui programmi con attenzione massima a ciò che chiede il nostro popolo. Bisogna avere l'umiltà di ascoltare la gente».

Il voto francese boccia i partiti che hanno celebrato le primarie.

«Non si può fare un paragone, lì peraltro le fanno da sempre, mentre per il centrodestra sarebbero una novità.

In ogni caso io guardo alle primarie come strumento per uscire dall'impasse. Se c'è un altro metodo ben venga. Si può pensare che il candidato sia soltanto un portabandiera piuttosto che il capo coalizione. Basta che il metodo non sia: niente primarie perché il premier lo decido io».

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