Debito su e liti: Conte rinvia la lettera

Il premier prepara la risposta all'Ue. Ma Bankitalia: indebitamento record

Debito su e liti: Conte rinvia la lettera

Coincidenza poco fortunata. Proprio mentre il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sta mettendo a punto le tabelle per convincere Bruxelles a rinunciare alla procedura d'infrazione e nelle stesse ore in cui il premier Giuseppe Conte prepara la lettera alla Ue, Bankitalia informa che il debito pubblico ha segnato un nuovo record. Nel solo mese di aprile è aumentato di 14,8 miliardi rispetto a marzo risultando pari a 2.373,3 miliardi. Come se ogni famiglia avesse 93mila euro di debito, ha sottolineato l'Unione Nazionale Consumatori.

Vero che si tratta di un aumento di calendario, che ci sono «solo» 2,8 miliardi di fabbisogno (cioè di copertura del deficit) e che per il resto si tratta di un aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, quindi di «scorte». Ma è, comunque, una conferma del fatto che il debito sta aumentando mentre dovrebbe calare, come ha sostenuto la Commissione europea e come hanno confermato i governi nazionali europei.

La lettera con la quale il premier Conte vuole convincere le istituzioni europee a non avviare la procedura di infrazione e a non chiedere le due manovre (una nel 2019 e l'altra nel 2020) non è ancora pronta. La maggioranza, in particolare il leader della Lega Matteo Salvini, ha preteso che sia condivisa da tutto il governo. Mossa preventiva per evitare colpi di testa del «terzo partito» della maggioranza, quello più filo europeo. Domani ci sarà un altro vertice con Conte, Di Maio e Salvini sulla lettera.

Conte ha recepito e ieri ha prospettato una missiva dai toni meno concilianti di quanto si pensasse negli ultimi tre giorni. «Dobbiamo smettere di attribuire un primato non tanto all'economia, quanto addirittura alla finanza. È questo il cuore del messaggio», ha spiegato ieri, rinviando i dettagli «ai prossimi giorni». La lettera conterrà «un messaggio politico per l'avvio della nuova legislatura europea», ha aggiunto.

C'è effettivamente una divisione dei ruoli: il ministro Tria alle prese con i numeri, Conte impegnato a fare politica nel senso più classico. Perché è ormai chiaro che la partita dei conti italiani si sta intrecciando con altre scelte europee. In primo luogo le nomine per i vertici dell'Unione. La presidenza del Consiglio europeo (l'organismo che rappresenta gli stati membri) e, soprattutto, la Commissione europea. Conta non tanto la scelta del presidente, fuori dalla portata del governo italiano, quanto quella dei singoli commissari.

Ieri il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è tornato a chiedere una poltrona «di primo piano». Non è un mistero che si punti a un commissario come Concorrenza o gli Affari economici oggi affidati a Pierre Moscovici. Ma non si placano le voci che vogliono il governo tentato dal cedere sulla competizione sulla commissione per ottenere un po' di flessibilità ed evitare una manovra. Che a questo punto diventa inevitabile, a meno che il governo non scelga lo scontro frontale con Bruxelles. Al momento sembra questo lo scenario più probabile.

«Lega e Cinque Stelle si dovranno assumere pienamente le loro responsabilità» se ci sarà un «commissariamento per il nostro Paese», ha commentato Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia. Il tutto in un contesto dal quale non emerge nessun miglioramento dell'economia, come ha certificato ieri l'Ance l'associazione dei costruttori. «Il settore sta affogando ed è urgente intervenire subito: i soldi ci sono ma non vengono spesi», è l'allarme lanciato dall'ad di Salini Impregilo, Pietro Salini,

La prossima vera sfida vedrà tornare in campo Tria.

Per includere nella riduzione del deficit i risparmi di Quota 100 e reddito di cittadinanza serve una legge o comunque un passaggio in Parlamento. Difficile che Lega e M5s votino un prelievo sulle rispettive misure di bandiera.

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