Def, l'Europa chiede gli scontrini: "Spese incongrue, conti da rifare"

Arriva la lettera-ultimatum che stronca la flessibilità su sisma e profughi. "Impegni disattesi, due giorni per correggervi"

Def, l'Europa chiede gli scontrini: "Spese incongrue, conti da rifare"

Nemmeno Pierre Moscovici, commissario che negli ultimi tempi si è dimostrato molto disponibile nei nostri confronti, crede più tanto all'Italia. La lettera della Commissione arrivata ieri sera (insieme a quelle per Belgio, Cipro, Spagna, Finlandia, Lituania e Portogallo) è più dura delle attese perché ci chiede una risposta entro due giorni e mette in discussione le spese sostenute dall'Italia per migranti e terremoto. Cioè l'architrave della mini flessibilità richiesta dal governo italiano a quello di Bruxelles.

Un irrigidimento della Commissione guidata da Jean Claude Juncker che il premier Matteo Renzi ieri probabilmente già conosceva, visto che ieri ha minacciato di porre il veto sull'approvazione del bilancio europeo.

Nella lettera firmata anche dal commissario agli affari economici e dal vicepresidente Valdis Dombrovskis, si fa riferimento alle spese eccezionali per migranti e per il sisma del centro Italia, quantificate nel Documento programmatico di bilancio in 0,4% del Pil, pari a poco più di 7 miliardi di euro. Per riconoscere l'eccezionalità degli eventi, il governo deve «fornire dei chiarimenti sulle spese» sostenute per i due eventi. Un po' come se ci chiedessero il dettaglio di quanto è servito per l'emergenza. Il retropensiero è che sicuramente sono stati spesi meno soldi di quelli dichiarati. E il messaggio è che si può finanziare l'emergenza, non la ricostruzione né un piano di riqualificazione edilizia.

Come previsto, la Commissione ci chiede conto del disavanzo strutturale. I patti europei prevedevano che fosse a -0,6%, nel Dpb inviato dal governo a Bruxelles è a + 0,4%. «Molto al di sotto» delle raccomandazioni dell'Ue.

L'Italia si era impegnata rimettere i conti in ordine, con la precedente legge di Stabilità. E poi con impegni diretti del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Non lo ha fatto. Quindi la richiesta di «spiegazioni riguardo alla revisione degli obiettivi e alla differenza sostanziale» con gli impegni. La Commissione dice di cercare una dialogo «continuo e costruttivo» con l'Italia per trovare un accordo. Ma chiede una risposta al governo italiano «entro giovedì 27 ottobre, entro - si sottolinea con - la chiusura degli uffici». Quindi a due giorni dall'invio di ieri sera. Termine molto stretto. Un ripensamento rispetto alla strategia dilatoria che fino a lunedì si pensava stesse perseguendo Bruxelles, per non penalizzare il governo italiano.

Giudizi che la Commissione ha dato sulle cifre, non sulle misure. Non sul decreto fiscale che contiene diversi interventi di spesa, fortemente sospette di essere mance referendarie. Ci sono quelle a favore dei Comuni per l'accoglienza di migranti che ammontano a 600 milioni.

I 30 milioni per il cinema, il rifinanziamento del fondo per le piccole e medie imprese (895 milioni di euro). Poi ci sono investimenti per le Ferrovie dello stato per 720 milioni di euro. Compresi stanziamenti per i trasporti campani e molisani.

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