Delrio inguaia Matteo: "Neanche una telefonata per evitare la scissione"

Al ministro scappa la frase choc, poi ritratta D'Alema: "Mi vergogno della tessera che ho"

Delrio inguaia Matteo: "Neanche una telefonata per evitare la scissione"

Per fortuna la vergogna non è un virus che contagia. Dice D'Alema, nella sua rinnovata versione di pedagogo itinerante per giovani leve della politica (ieri al seminario Go beyond, voluto da Fondazione Nenni, Feps dalemiana, Forum dei giovani e Uil), di «provare qualche sentimento di vergogna per la tessera che ho in tasca», specie dopo che il Pd ha votato perché non sia pubblicato l'elenco dei «ricchi signori che si sono fatti prestare i soldi da Mps senza darli indietro». Lui, ovviamente, ne aveva sbianchettato da tempo facce e nomi.

Ma i vizi del passato si ripropongono e amplificano nel pasticcio della scissione, che ieri ha trovato motivi in grado di rafforzare il sentimento del disgusto (dalemiano e non). Va raccontato l'antefatto. Forum al Nazareno sul trasporto pubblico, l'altroieri mattina. Il ministro Graziano Delrio ne attende l'inizio assieme al presidente della commissione Trasporti della Camera, Michele Meta. I microfoni rubano il seguente fuorionda. Meta s'informa sulla scissione: «Ma questi barano o fanno sul serio?». Delrio: «No, fanno sul serio, una parte ha già deciso. Poi ci sono dentro i renziani... diminiscono i posti da distribuire... Ma non capiscono un cazzo... la spaccatura sarà come una rottura della diga in Californi... C'è una crepa, poi l'acqua non la governi più...». Meta si preoccupa: «Ma lui s'adopera per contrastà 'sta roba... Matteo?». Delrio vuota il sacco: «Guarda io... sia detto tra me e te... si è litigato di brutto perché non è che puoi trattare questa cosa con un passaggio normale. Cioè, tu devi far capire che piangi se si divide il Pd. No che non te ne frega, chissene frega. Non ha fatto neanche una telefonata, su... Come cazzo fai in una situazione del genere a non fare neanche una telefonata?». Il fuorionda viene a conoscenza di Delrio già nel tardo pomeriggio, quando la registrazione arriva al sito di Repubblica.tv (che si guarda bene dal metterla subito sul web). Dramma nel dramma, Delrio sa di averla combinata grossa. Chiama Renzi, gli spiega l'accaduto, mortificato. Parte la strategia difensiva (omissis per gli improperi che scuotono l'iphone peggio del vibracall). Renzi si convince a concedere subito una intervista al Corsera con appello (in realtà ripete la solita solfa, con il tono di sempre) agli scissionisti: «Non andatevene». Ieri mattina Michele Emiliano, l'oppositore, quasi s'intenerisce e invia un tweet ironico: «Visto che Renzi non chiama nessuno per evitare la scissione, provo a chiamarlo io». Verrà accontentato: sarà Matteo a chiamarlo nel pomeriggio (infruttuosamente rispetto alla scissione). Nel frattempo, davanti Palazzo Chigi, si rifà vivo un Delrio in gramaglie: «L'appello di Renzi è il segno di un'attenzione, mostra disponibilità.... Ha fatto tutto quello che poteva... Adesso non ci sono più alibi per chi pensava che Renzi volesse sdegnosamente mandare fuori qualcuno, che non avesse la capacità di fare una telefonata...» (parla di se medesimo).

Considerazioni minime in attesa della manifestazione degli scissionisti dem, oggi al teatro Vittoria di Roma. Se la ride Gotor: «In fuorionda veritas». Ma se si cercava plastica dimostrazione del perché fuggir via dal fantastico mondo renziano, atti di contrizione compresi, non ce ne poteva essere di migliore.

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