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"Depresso? No, un folle fuori controllo"

Il neurologo: è la rabbia a spingere a uccidere. Il ragazzo vittima del delirio

"Depresso? No, un folle fuori controllo"

«La rabbia non la depressione spinge a uccidere e suicidarsi. Il depresso fa male solamente a se stesso».

Non ha dubbi il neurologo Rosario Sorrentino, divulgatore scientifico e scrittore di diversi libri sui mali che affliggono l'anima: bollare la tragedia di Torino come il naturale epilogo di una depressione non curata è riduttivo.

Dottor Sorrentino cosa ha portato Claudio Baima Poma a uccidere suo figlio?

«Potrei solo azzardare ipotesi in merito. Ma sono convinto che non sia stata la depressione, anche se nella lettera su Facebook scrive il contrario. Penso sia stata la rabbia fuori controllo. È quella la miccia che ha acceso in lui la follia, perché aveva visto la sua esistenza cambiare improvvisamente. Dietro fatti così eclatanti c'è il disagio e il tormento profondo che portano ad annullare la propria vita e quella degli altri».

Eppure questo uomo parla di problemi fisici che hanno poi scatenato la depressione...

«Il depresso, ripeto, non uccide nessuno, fa male solo a sé stesso perché è divorato dalla mancanza di emozioni. Se accade che commetta qualcosa di terribile è perché dietro ci sono disagi psichici ben più seri e complessi. È la componente psicotica, il delirio, che a volte può portare a uccidere. L'aver tolto la vita al figlio di 11 anni è un gesto di rabbia. È questa la spia su cui dovremmo concentrare la nostra attenzione».

Rabbia verso i suoi problemi fisici, la conseguente depressione o la fine della storia con l'ex compagna?

«Bisognerebbe indagare e approfondire ma direi verso una esistenza stata stravolta repentinamente e una vita che diventa un tormento».

Perché ha voluto portare via con sé il figlio che amava tanto?

«Fa parte del delirio, dove questo delirio viene rappresentato con un'azione premeditata. L'ira lo spinge a strappare per sempre all'ex compagna la persona che presumibilmente lei amava di più».

Cosa ha voluto esprimere con quel testo postato poche ora prima di impugnare la pistola?

«Con quelle parole l'omicida suicida ha voluto gridare al mondo intero il suo stato di sofferenza e solitudine, non solo per la vita mutata ma per l'inaccettabile senso di solitudine che lo stava opprimendo. Stava soffrendo, si era isolato e si sentiva profondamente inadeguato a vivere una vita normale. Questo gli ha stravolto la mente e deve averlo fatto sentire come uno che non aveva più nulla da perdere»

Perché usare un social per annunciare la tragedia? Forse sperava che qualcuno lo fermasse?

«Non credo. Ha usato Facebook perché è una modalità per comunicare rapidamente e in modo impulsivo il suo dolore amplificandolo il più possibile.

E lo ha fatto anche perché rimanesse traccia di sé».

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