Detenuti senza biglietti e il trasferimento salta

Ospiti e scorta penitenziaria del carcere Marassi respinti all'imbarco per la Sardegna: il ministero non aveva pagato

Detenuti senza biglietti e il trasferimento salta

Siamo proprio alla frutta se la polizia penitenziaria, che deve trasferire dei detenuti in Sardegna, viene respinta all'imbarco sul traghetto perché il ministero non paga i biglietti. La figuraccia è capitata venerdì sera a Genova. Da Roma non avevano rinnovato la convenzione con la compagnia di navigazione Tirrenia e la scorta della polizia penitenziaria ha dovuto tornare indietro. I poveretti erano partiti dal carcere genovese di Marassi con due detenuti, ma non sono potuti salire a bordo del traghetto.

«Non è possibile che gli uffici della Direzione generale dei beni e servizi, che si occupa del rinnovo delle convenzioni con le compagnie come la Tirrenia non abbia provveduto per tempo ad assicurare i pagamenti per i viaggi fatti e quelli da fare», denuncia Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo Sappe, il più rappresentativo dei Baschi azzurri. «Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, faccia chiarezza su questa vicenda incredibile» tuona il rappresentante sindacale. Nel venerdì di passione la scorta con i detenuti non ha potuto imbarcarsi verso la Sardegna forse non solo per il mancato rinnovo della convenzione con la Tirrenia. Dalla Liguria, Fabio Pagani, altro sindacalista rivela che «l'amministrazione penitenziaria risulta essere morosa da cinque anni». I rappresentanti degli agenti chiedono al ministro della Giustizia un'immediata «ispezione che accerti le responsabilità di chi ha fatto fare questa “figuraccia” ai nostri poliziotti penitenziari».

Il provveditore dell'amministrazione delle carceri in Toscana e Liguria, Carmelo Cantone, getta acqua sul fuoco. «C'è stato un problema fra uffici per la convenzione, ma non sono a conoscenza di debiti pregressi - dichiara a il Giornale - Risolveremo il prima possibile. Non potevamo pagare accollandoci la spesa straordinaria dei biglietti. Così abbiamo fatto tornare indietro agenti e detenuti».

A Roma si starebbero già attivando per riavviare l'accordo con la Tirrenia, ma la figuraccia resta. Non solo: «I nuclei di Traduzioni e Piantonamenti sono sotto organico, non retribuiti degnamente - denuncia il Sappe - impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese. Fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi».

In passato è capitato che siano saltati processi perché erano finiti i soldi per la benzina. Lo scorso maggio, in Calabria, la situazione era a livello di allarme con il rischio che saltassero le udienze nelle aule giudiziarie, i trasferimenti in ospedale o quelli da un carcere all'altro. Gran parte del parco automezzi è arrivato al mezzo milione di chilometri. I blindati necessari per trasferire i detenuti pericolosi, come i terroristi islamici del carcere di Rossano, erano fermi per ripristino o manutenzione.

In Puglia fin dallo scorso anno era stato lanciato l'allarme per i detenuti di alta sicurezza, che viaggiavano su mezzi non blindati. «La colpa è dei tagli indiscriminati nel comparto sicurezza - sottolinea Capece - Dal 2008 ad oggi stiamo parlando di sei miliardi di euro».

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