Politica

Dimenticata in auto: morire a soli 18 mesi per il caldo e un errore

La mamma ha scordato di portarla all'asilo: al sole per quattro ore, non ce l'ha fatta. È solo l'ultimo caso

Marco Gemelli

Per quattro ore ha cercato di lottare contro l'afa dentro un'auto sotto il sole. Ma quando la sua mamma si è accorta di averla dimenticata sul sedile posteriore, ormai per la bimba livornese di 18 mesi c'erano già pochissime speranze. E così, mentre i medici dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze tentavano un miracolo per salvare la vita alla bimba, la mamma continuava a chiedersi come aveva potuto scordarla nell'auto, che si è trasformata in un forno.

È una nuova tragedia della «amnesia dissociativa», quella che martedì mattina ha coinvolto una famiglia di Vada, lungo la costa livornese. La mamma della bimba avrebbe dovuto accompagnarla al nido, ma prima ha portato la figlia più grande al centro estivo. Poi è andata al lavoro, dimenticando in auto la piccola, e quando è tornata alla macchina poco dopo mezzogiorno ha trovato la figlia di 18 mesi priva di sensi, con 42° di temperatura e 220 pulsazioni al minuto. Invece di portarla in ospedale, la donna ha preferito soccorrerla da sola, aspettando un'ora prima di chiamare i soccorsi. Il 118 ha subito portato la bimba all'ospedale di Cecina dove è arrivata disidratata, già in condizioni disperate. Da qui è stata poi trasportata in elicottero all'ospedale pediatrico fiorentino. In un primo tempo la situazione sembrava recuperabile, poi da ieri mattina tutto è peggiorato: il caldo torrido le è stato fatale, e l'ultimo bollettino medico non ha lasciato speranze. Il direttore sanitario del Meyer, Francesca Bellini, ha parlato di un «danno che potrebbe aver compromesso le funzioni neurologiche». Ma nel pomeriggio la neonata è morta.

Se i carabinieri di Cecina stanno indagando per far luce sulla vicenda, anche compiendo accertamenti di natura clinica sul «vuoto di memoria» denunciato dalla madre, per gli addetti ai lavori si tratta di una scena già vista. Le cronache, anche recenti l'ultimo caso di salvataggio in extremis risale a un anno fa, a Roma, mentre l'ultima vittima si è registrata a Vicenza nel giugno 2015 - sono piene di episodi simili, ossia di genitori che per un breve lasso di tempo cancellano dalla loro mente la presenza dei figli in auto, magari convinti di averli già portati a scuola. Gli psicologi la definiscono «amnesia dissociativa», mentre chi ha vissuto questo disturbo è costretto a convivere per sempre con il dolore di aver causato la morte di un figlio per colpa di un black-out che a distanza di anni resta inspiegabile.

Per tentare di evitare episodi del genere - che dal 2008 a oggi sono costati la vita ad almeno cinque bambini tra gli 11 mesi e i 2 anni a Lecco, Teramo, Passignano sul Trasimeno, Piacenza e Vicenza - già da tempo sono stati messi a punto dispositivi per ricordare agli adulti che escono dall'auto la presenza di bambini nell'abitacolo. È il caso degli allarmi che suonano per non far allontanare i genitori, ad esempio. Il ministero della Sanità ricorda che i bimbi sono più esposti ai colpi di calore all'interno degli abitacoli delle auto perché la loro temperatura sale molto più velocemente di quella degli adulti, e ha preparato un opuscolo dove sottolinea come l'ipertermia nei bambini possa arrivare anche dopo 20 minuti e la morte dopo appena 2 ore. E ciò vale anche se fuori non fa caldissimo, visto che anche con giornate miti dentro le macchine si possono superare i 40 gradi. Un consiglio è di non sottovalutare i rischi, magari per andare a fare la spesa, e di tenere chiavi, borse e altri oggetti sui sedili di dietro, accanto al bambino. In modo da vederlo prima di uscire dall'auto.

E salvargli la vita.

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