Quel Dio negato in Cina che fa orrore all'America

Washington: "Il Paese è diventato una prigione a cielo aperto per gli uiguri di fede islamica"

Quel Dio negato in Cina che fa orrore all'America

New York. La Cina ha trasformato lo Xinjiang in una «prigione a cielo aperto» per gli uiguri. Così il dipartimento di Stato americano ha definito la situazione nella zona occidentale del Dragone in occasione della pubblicazione del rapporto annuale sullo stato delle libertà religiose nel mondo. Gli Usa «non possono distogliere lo sguardo dai crimini contro l'umanità e dal genocidio che il governo di Pechino sta perpetrando contro i musulmani uiguri e i membri di altri gruppi etnici e religiosi minoritari nello Xinjiang», ha spiegato Daniel Nadel, direttore dell'Ufficio per la libertà religiosa internazionale di Foggy Bottom, ribadendo che «l'intera regione è stata trasformata in una prigione a cielo aperto».

Il dossier, richiesto dal Congresso degli Stati Uniti ai sensi di una legge del 1998, riguarda decine di paesi in tutto il mondo, e nelle 2.300 pagine elaborate quest'anno vengono criticati anche Iran, Birmania, Russia, Nigeria e Arabia Saudita per la persecuzione religiosa. La Cina, invece, dal 1999 viene definita nel rapporto come un paese di particolare preoccupazione: si tratta della designazione più severa, secondo cui il governo «si è impegnato o ha tollerato violazioni sistematiche, continue ed eclatanti della libertà religiosa». Il dipartimento di Stato aveva già concluso in un'indagine annuale sui diritti umani che la Cina stava commettendo un «genocidio» contro gli uiguri, e il presidente Joe Biden ha sollevato la questione con altri membri del G7 il mese scorso.

L'Onu, da parte sua, ha affermato che circa un milione di uiguri sono stati detenuti nei campi dello Xinjiang, che Pechino definisce di formazione professionale e ritiene necessari per affrontare «l'estremismo». Insieme alla pubblicazione del rapporto, il segretario di stato Antony Blinken ha annunciato sanzioni contro uno dei principali funzionari del Partito Comunista Cinese, Yu Hui, per presunte «gravi violazioni dei diritti umani» per la detenzione arbitraria di seguaci del Falun Gong, movimento religioso divenuto popolare negli anni Novanta e successivamente bandito dal Dragone. Le misure restrittive impediscono a Yu e ai suoi familiari stretti di ottenere visti per recarsi negli Stati Uniti.

«Continueremo a prendere in considerazione tutti gli strumenti appropriati per promuovere la responsabilità per chi compie violazioni e abusi dei diritti umani in Cina e altrove», ha assicurato il titolare della diplomazia Usa. Il quale ha poi precisato che Yu è identificato come l'ex direttore del «cosiddetto Gruppo guida centrale sulla prevenzione e il trattamento delle religioni eretiche di Chengdu, nella provincia del Sichuan».

Nel rapporto di Foggy Bottom si afferma che oltre 6.600 praticanti del Falun Gong in Cina sono stati arrestati nel corso del 2020, oltre a citare «gravi discriminazioni sociali» in termini di occupazione, alloggi e opportunità di lavoro.

Le sanzioni annunciate da Blinken seguono altre misure restrittive imposte contro funzionari e decine di entità governative per violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, oltre al divieto di importazione di prodotti fabbricati nella regione che potrebbero essere stati prodotti nei campi di lavoro forzato.

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