Dipinti o ricamati, è uno sbocciare di fiori

«Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno la primavera» scriveva Pablo Neruda. Abbiamo inventato tutti grafismi possibili e immaginabili, ma non abbiamo resistito alla poesia dei fiori, dicono i tanti designer che nelle collezione per la prossima estate si sono lasciati incantare dalla magia dei giardini. Segreti e non.

«I miei fiori nascono dalla positività di una magnifica vacanza in Sardegna, tra il profumo del mare e del mirto e lo splendore di una natura che continua ad affascinare» racconta Angelo Marani, stilista imprenditore di Correggio, che è riuscito a ottenere minuscole corolle ricamate a rilievo attraverso una tecnica inglese detta a trasporto. E in passerella arrivano deliziosi fiorellini in bianco e nero nel lungo abito di tulle indossato su un body di maglia, la stampa d'irresistibile vitalità che accende il motivo della rosa canina impresso su una tuta palazzo con pennellate di colore fluo passate a mano, i fiori dipinti a mano sui jeans e sui sandali di pelle alla schiava. È tutto un fiorire per rifiorire persino nei ricami a forma di foglia di fico d'India e negli abiti, deliziosi, d'impalpabile Alcantara laserata come preziosissimo pizzo.

La nuova seduzione ha insomma un profumo di anni Settanta ma visti con gli occhi di novelle hippy girl capaci di rileggere a modo loro la bellezza e la suggestione dei fiori. «Io li ho prima ricamati, poi fotografati e successivamente stampati» racconta Rocco Barocco prima di dispiegare una collezione che rende omaggio allo stile gipsy chic, fatta di rasi e georgette ma anche di modernissimi tessuti tecnici che rispondono perfettamente alle esigenze di un guardaroba metropolitano. Da citare in questa contaminazione di silhouette e volumi romantici con dettagli sportivi e attitudine urban, le giacche e le camicie guêpière, i pantaloni a zampa, le gonne fluttuanti e tutti i preziosi intagli che decorano la schiena degli abiti da sera, una porta spalancata sulla seduzione.

La visione di Vivetta Ponti, in arte Vivetta, ci trasporta invece direttamente negli anni Sessanta per farci rivivere, con la sua fresca ironia, il fascino dei colori saturi delle foto di Slim Aarons che immortalava il jet set internazionale nelle ville hollywoodiane punteggiate da elementi neoclassici, nei parchi, sui bordi delle piscine. «Il ricamo è la mia ossessione e anche la mia cifra stilistica ma questa volta ho utilizzato anche le stampe» dice la ragazza che manda in passerella giardini punteggiati da fiori vivaci, allineati e decorati come del resto le piccole finestre tagliate al laser sulle camicie. Bellissimi i grandi abiti da sera in color block, i piccoli vestiti a trapezio e le gonnelline su cui talvolta guardano sornioni dei grandi gatti ricamati, gli stessi che si posano sui colletti delle camicie o nei cammei delle giacche e dei pantaloni gessati.

Sul filo dell'ingenuità e della tenerezza Vivetta vince e convince e del resto alla sua seconda collezione può vantare la presenza del suo brand in ben 120 negozi, i più importanti del mondo.

Tuttavia ci sono fiori e fiori e quelli di Damir Doma che è stato a bottega da Ann Demeulemeester e da Raf Simons, non potevano che essere minimalisti ed essenziali: sbocciano astratti da tessuti devoré mettendo in risalto quell'idea del non finito cara allo stilista di origine croata che ama il purismo artigianale, i tagli al vivo, le asimmetrie.

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