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Divisi alle consultazioni Salvini valuta l'appoggio «O la Lega o i grillini»

Pressato da Giorgetti, il leader non dice no a Draghi. Meloni (Fdi) verso l'astensione

Divisi alle consultazioni Salvini valuta l'appoggio «O la Lega o i grillini»

Il centrodestra si presenta separato alle consultazioni. Un modo per confrontarsi liberamente con il presidente incaricato Mario Draghi e far maturare le diverse convinzioni. Il calendario è fissato: oggi toccherà a Fratelli d'Italia e a Forza Italia - con il ritorno sulla scena romana di Silvio Berlusconi, una presenza che rappresenta un segnale politico importante - domani sarà il turno della Lega.

«È meglio che ognuno dica liberamente quello che ha in testa - spiega Salvini al termine della segreteria politica -. Noi non siamo costretti a fare nulla controvoglia, l'unità del centrodestra è un valore, governiamo in 14 Regioni su 20. Noi non abbiamo a differenza degli altri già scelto il sì o il no, prima di andare a parlare con Draghi. Per noi vengono prima gli interessi degli italiani, prima di quelli del partito. Certo, Draghi dovrà scegliere tra Grillo e la Lega. Se le richieste di Grillo sono la patrimoniale sui risparmi degli italiani, noi chiediamo l'esatto contrario».

Il dialogo, comunque, è aperto. Nella mattinata di ieri lo scenario più probabile vedeva Forza Italia schierata per il sì, la Lega per l'astensione e Fdi per il no. Nel pomeriggio Ignazio La Russa ha provato a suggerire una soluzione di mediazione: l'astensione dei tre partiti della coalizione. «Noi non diciamo solo elezioni, elezioni, elezioni. Giorgia Meloni si è posta il problema di essere solidale con il desiderio di tirare fuori l'Italia da questo guaio e soprattutto di tenere unito il centrodestra. E ha avanzato una proposta formale nella riunione di vertice: fare tutti un passo intermedio e offrire un voto comune di astensione a Draghi». E in serata, ospite di Vespa a Porta a Porta, la Meloni ribadisce: «Al netto del voto di fiducia che non darò al governo Draghi, se portasse provvedimenti che condivido per il bene dell'Italia, li voto. Non è un problema. Non metto in discussione la serietà di Mario Draghi, che non conosco, metto in discussione la serietà di quelli che stanno andando con lui al governo». Quindi punge Salvini: «Non lo capisco quando dice Draghi scelga tra Lega e M5S. Ma perché, il Pd va bene? La Boldrini e Leu vanno bene? Qualcosa mi sfugge». Meloni si dice comunque sicura che il centrodestra «sopravviverà a mille intemperie».

I dubbi si scioglieranno domani, quando Salvini incontrerà il premier incaricato, ma dalla Lega un segnale di apertura arriva dal vicesegretario Giancarlo Giorgetti, che sarà presente: «Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo. Uno come lui non può stare in panchina» Anche se in serata, in un'intervista all'Agi, precisa: «L'astensione è stata esclusa. O saremo a favore o voteremo contro». E aggiunge: «Se il governo sarà una fotocopia del governo precedente vorrà dire noi non ci staremo». Silvio Berlusconi ricorda «l'antica stima che mi lega» a Draghi. Antonio Tajani non nasconde che «attualmente ci sono sfumature e posizioni differenti» dentro il centrodestra. È chiaro che ci sono variabili importanti da prendere in considerazione. Se il governo Draghi fosse aperto a personalità politiche il discorso si complicherebbe. Altro ostacolo sarebbe rappresentato da un appoggio esplicito da parte dei 5 stelle, perché Salvini esclude di «poter stare al governo con chi mi ha mandato a processo». Dentro Fi un sostegno convinto al governo Draghi arriva dall'assemblea dei deputati. In prima linea nell'appoggio all'ex presidente della Bce, c'è Mara Carfagna, ma tutto il gruppo si ritrova d'accordo sul sì sia pure con sfumature diverse. «Credo che il centrodestra possa trovare una sintesi - dice Mariastella Gelmini -. Ma gli italiani vogliono che al primo posto venga messo il Paese, e Silvio Berlusconi e Fi hanno sempre ragionato così».

Per l'Udc da Draghi ci sarà il senatore Antonio De Poli.

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