Nuove regole sull'assegno di mantenimento dopo il divorzio. Se l'ex coniuge si risposa o va a convivere con un nuovo partner verrà interrotto. Le nuove disposizioni eliminano anche il criterio del «tenore di vita» acquisito durante il matrimonio, che era già stato messo in discussione dalla Cassazione con la sentenza Grilli.
In pratica scompare anche il concetto di assegno a vita. Sono queste le novità della proposta di legge Divorzio, che è all'esame della commissione Giustizia della Camera e interviene a modificare la legge del 1970. Il testo porta la firma della deputata del Pd Alessia Morani, ma è stato modificato da Lega e M5S e per la prima approvazione si attendono i pareri delle altre commissioni competenti.
In Aula il testo arriverà il 13 maggio e può contare su una maggioranza bipartisan perché, come dice la Morani, «questa è una realtà che alla fine, in un modo o nell'altro, tocca tutti». «È una proposta in quota opposizione - spiega - ma devo dire che il lavoro che abbiamo fatto nella passata legislatura e riproposto in questa, ha avuto un riconoscimento anche da parte della maggioranza e infatti il disegno di legge sta procedendo spedito e sono fiduciosa in una sua approvazione».
Le numerose sentenze intervenute negli ultimi anni hanno trovato concordi tutti i parlamentari sul fatto che sia arrivato il momento di riscrivere una legge che dia indicazioni precise.
Per stabilire l'entità dell'assegno verranno presi in considerazione una serie di parametri: durata del matrimonio, età e stato di salute di chi richiede il mantenimento, contributo dato da entrambi «alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune», «la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive», la cura dei figli under 18, disabili o economicamente non indipendenti.
Viene sostituito anche il concetto di «condizioni dei coniugi», con quello più specifico di «condizioni personali ed economiche in cui i moglie e marito i vengono a trovarsi a seguito della fine del matrimonio».
L'assegno sarà poi più o meno pesante a seconda che il matrimonio sia stato lampo o duraturo e se uno dei due ex coniugi sia stato costretto ad abbandonare il lavoro per ragioni familiari.
C'è poi l'ipotesi di assegno a tempo ovvero di un mantenimento che il giudice potrebbe prevedere nel caso il coniuge richiedente versi in condizioni economiche difficili per «ragioni contingenti o superabili».Stop, infine, al mantenimento qualora ex marito o ex moglie decidano di risposarsi o abbiano una «stabile convivenza». E questo vale anche in caso di unione civile.
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