Cronache

Veronica crolla: "Non portai Loris a scuola"

La donna continua però a sostenere di non aver ucciso il figlio

Veronica crolla: "Non portai Loris a scuola"

«Quella mattina non l'ho accompagnato a scuola». Svolta nel giallo del piccolo Loris Stival, strangolato a 8 anni con una fascetta da elettricista, lo scorso 29 novembre, e gettato in un canalone nelle campagne di Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Per l'accusa non ci sono mai stati dubbi sul fatto che a commettere il delitto sia stata la mamma, Veronica Panarello, rinchiusa in dal 9 dicembre. Lei si è sempre professata innocente. Con grande fermezza. E ha sempre sostenuto di avere accompagnato il figlio a scuola il giorno della «sparizione». Ma adesso le sue certezze sembrano vacillare.

Lo rivela un quotidiano regionale secondo il quale la Panarello avrebbe chiesto un incontro al marito, Davide, che non vedeva da tempo. «È salito a casa da solo usando il portachiavi con l'orsacchiotto», gli avrebbe detto. Di fatto avallando quanto sinora sostenuto dall'accusa, che ha identificato nel piccolo Loris la sagoma ripresa dalle telecamere mentre attraversava la strada facendo rientro nel palazzo da dove poco prima era uscito con la mamma e il fratellino. Se questa nuova verità di Veronica venisse confermata, manderebbe a monte la linea difensiva, che, avendo fatto leva sull'«amped five», la tecnologia innovativacon cui è stato trattato il filmato per dimostrare che non è Loris a rientrare a casa, perderebbe la sua stessa motivazione iniziale.

L'avvocato Francesco Villardita, legale della donna sostiene di essere «in piena sintonia con lei», smentendo possibili disarmonie, ed è con lei che deciderà se chiedere il rito ordinario o l'abbreviato. Per il resto spiega di non essere a conoscenza del colloquio tra la sua assistita e Davide. Il legale di quest'ultimo, Daniele Scrofani, in questo momento così delicato, alle soglie dell'udienza preliminare, preferisce tacere. Intanto il mantra di Veronica che fino a ieri urlava all'esasperazione di avere portato Loris a scuola, pur smentita dalle telecamere e dai cani molecolari, che non agganciarono la traccia del piccolo dinanzi all'istituto scolastico, sembrerebbe lasciare spazio al «sono confusa», che aveva fatto capolino già il 6 gennaio quando, parlando col marito, ammise: «Può essere che hai ragione tu. Può essere che io mi ricordi di averlo lasciato a scuola, ma che invece lui sia rientrato a casa. Ma quando sono tornata non c'era più». E poi l'atroce dubbio: «E se mi ricordassi del giorno prima?».

Certo Veronica ha avuto del tempo, sola in carcere, per riflettere e rimandare la mente a quel maledetto 29 novembre. Di una cosa continua a dirsi certa: «Non sono stata io ad ammazzare Loris. Non ne avevo nessun motivo». Quest'ultima frase sembra una sua ricerca di logicità che la porta immancabilmente ad allontanare da sé quanto le viene addebitato.

Poi chiede al marito di starle vicino. A otto giorni dall'udienza preliminare che si terrà il 19 novembre dinanzi al gup di Ragusa, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura, questa nuova verità è forse il preludio a una confessione?

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