Il doppiogioco irrita Berlusconi che lascia Renzi sulla graticola

Il Cavaliere non ha gradito l'apertura del premier alla minoranza anti riforme. Voci su un faccia a faccia oggi in Senato poi smentite: il leader Fi indisposto

Il doppiogioco irrita Berlusconi che lascia Renzi sulla graticola

Rivedere le soglie di sbarramento all'Italicum? No. E comunque non ora. E comunque non con quella sicumera dimostrata dal premier nella sua lettera ai senatori. Al Cavaliere non fa piacere per nulla che il premier usi la carta «modifiche all'Italicum» per risolvere le beghe con la sua minoranza e con Sel. Per cui Berlusconi tiene Renzi sulla graticola e manda il messaggio chiaro: «Ogni modifica agli accordi presi in precedenza va concordata con me».

Il premier, come da tempo denunciano gli azzurri, è in difficoltà: ha proseguito con la politica del muro contro muro e ora rischia il Vietnam parlamentare. I problemi arrivano principalmente dalla minoranza interna e dalla sinistra più che da Forza Italia. Così, da un paio di giorni, da Palazzo Chigi fanno trapelare notizie secondo cui Renzi sia disposto a rivedere anche l'Italicum pur di sciogliere il pantano ostruzionistico. Da fonti vicine al premier, così, sono partiti messaggi concilianti e quasi tutti i giornali davano come scontato e imminente un incontro Berlusconi-Renzi sia per rinsaldare il patto del Nazareno, sia per introdurre modifiche alla legge elettorale. Cosa che sta particolarmente a cuore alla minoranza del Pd, alla sinistra e ai cespugli Ncd-Udc. Sull'incontro, tuttavia, da Forza Italia nessuno confermava e, anzi, si diceva che il Cavaliere, a causa di un attacco influenzale, non si sarebbe mosso da Arcore per tutta la settimana. Il Cav questa volta lascia solo il premier. Non gli tende la mano. Non corre a Roma a togliergli le castagne dal fuoco. Non ora, almeno.

Ieri, poi, la lettera di Renzi ai «frenatori» ha provocato molti malumori tra i forzisti nel passaggio in cui si diceva che «Sulla legge elettorale abbiamo convenuto circa i punti fondamentali: chiarezza del vincitore, premio di maggioranza proporzionato, principio dell'alternanza. Ma la discussione del Senato consentirà di affrontare i nodi ancora aperti: preferenze, soglie, genere». Brunetta ha subito suonato il campanello d'allarme: «Nodi aperti? Ma di quali nodi aperti parla Renzi?». Poi, con ironia, ha espresso solidarietà al collega Paolo Romani, smentito dal premier. Cosa aveva detto Romani? Aveva messo i puntini sulle «i» in merito alle modifiche alla legge elettorale: «Noi non abbiamo un contenzioso con Renzi sulle riforme - ha spiegato - su quello il Pd ha problemi con la sua minoranza e a noi la legge elettorale ci piace così come è». Non solo: «Perciò qualunque eventuale, ribadisco eventuale, modifica andrà condivisa con Fi e se ne parlerà a settembre». Vale a dire: non si dia per scontato che Berlusconi lanci il salvagente al premier così, per simpatia. Ma soprattutto, se se ne parlerà, accadrà più avanti, dopo aver risolto la questione riforme che Berlusconi non vuole legare troppo all'Italicum.

Per tutta la giornata di ieri, comunque, ha tenuto banco l'ipotesi di un incontro tra il premier e il Cavaliere tanto che le agenzie di stampa battevano la notizia che il faccia a faccia sarebbe avvenuto addirittura stamattina, prima della battaglia in Senato sul ddl Boschi. Notizia messa in giro da palazzo Chigi, funzionale a rabbonire i frenatori, chiaro segno di debolezza dell'ex sindaco di Firenze. Ne è nato un giallo: Berlusconi arriva o no a Roma? Dall' entourage del Cavaliere s'è sempre negato, tuttavia, che il colloquio fosse stato in agenda. A tagliare la testa al toro la notizia che l'ex premier è indisposto e difficilmente sarà a Roma oggi.

Berlusconi quindi aspetta. Vuole vedere come andranno le prime votazioni in Aula, previste per oggi. Tante le incognite e tante le trappole disseminate nella migliaia di emendamenti da votare, alcuni dei quali a scrutinio segreto.

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