Il segreto è sentirsi parte di una comunità. Trasversale, transnazionale, magari non giovanissima eppure entusiasta. Con una sola precisa condizione: guidare un'Harley Davidson. Che non è solo una moto, ma uno stile di vita, un modo di essere. Agli altri, che la definiscono un cancello lento, inutile e ferroso, restano le briciole. Bmw, Ducati e giapponesi sono ammesse, seppur guardate con un certo distacco e minima tolleranza.
Sul lago di Faaker See, Carinzia, sta andando in scena l'annuale raduno European Bike Week che culmina oggi nell'immensa parata cui sono previste 150mila moto. Il più importante del vecchio continente, secondo al mondo dopo Sturgis nel Dakota, l'edizione di quest'anno festeggia il ventesimo anniversario. Impensabile mancare.
Questa gigantesca kermesse a cielo aperto, sotto un cielo autunnale ma non freddo, offre tutto ciò che gli harleysti possono desiderare, cominciando da ogni tipo di merchandising (ufficiale e no). Giubbotti, caschi, borse, tshirt, accessori, ricambi e le immancabili mostrine a testimoniare che nei raduni che contano «io c'ero». Una tribù autogestita, ondeggiante tra bancarelle di street food all'austriaca (non proprio il meglio della cucina internazionale) bratwurst, frankfurter, bisteccone argentine e fiumi di birra. Attenzione, però, i test alcolici della polizia sono severissimi e se qualcuno ha bevuto troppo rischia l'immediato sequestro del mezzo e la denuncia. Dopo una certa ora, insomma, meglio la Coca Cola.
Vestiti di nero, borchiati, barbe lunghe e incolte, i biker parcheggiano le loro Harley e non ce n'è una uguale all'altra; alcune appena ritoccate, altre customizzate a dovere, altre completamente trasformate fino a sfiorare l'opera d'arte al punto che sembra impossibile andarci sopra. Arrivano dal mondo germanico, dall'est, dal nord e tanti dall'Italia, che continua a essere un punto di riferimento importante a livello di mercato. Il clou si raggiunge dopo il tramonto, quando sul palco si esibiscono cover band che rifanno Ramones, Guns and Roses, AC/DC e altri miti del rock più tradizionale.
Entrambi infatti, rock e Harley, si portano dietro quella componente residuale tipica di un pubblico adulto, l'ultimo cresciuto in era analogica e dotato di quella capacità d'acquisto che le giovani generazioni non riescono più a sostenere. Non è un mistero che la moto di Milwaukee sia carissima, soprattutto rispetto ai competitor giapponesi, e allora la nuova strategia di marketing punta su nuovi modelli più leggeri, anche di prezzo, che dovrebbero catturare l'interesse dei ragazzi, a cominciare dalla 750, cilindrata molto bassa per l'Harley, o la Softail Slim, ovvero la Bobber che oggi va molto di moda. Certo non mancano le regine della strada, le leggendarie Road King ed Electra Glide, arricchite di particolari tecnologici che fanno storcere il naso ai puristi. Si tratta però di farci l'abitudine perché le nuove Hd avranno magari meno appeal ma sono diventate finalmente affidabili.
Negli anni il fenomeno Faaker See è cresciuto a dismisura per chilometri intorno al lago. Accanto alla sezione ufficiale Harley Davidson frequentatissime l'Area 1, occupata da meccanici e preparatori, Arneitz il mercato dove si fanno gli affari migliori; al campeggio soggiornano i tipi più strani e selvaggi e anche le città vicine si sono attrezzate per offrire il miglior benvenuto ai biker. Nella turistica Velden c'è un secondo Hd village, a Villach l'attrattiva principale è rappresentata da Andiamo, un club di lusso in cui accade di tutto, dalla lap dance in avanti.
Le belle donne poco vestite, in effetti, sono parte integrante dell'immaginario Harley, ma ci sono sempre più ragazze che guidano questa moto così pesante e massiccia che, avendo il baricentro basso, si tiene facilmente in strada. Impossibile stabilire l'identikit preciso del biker, così bardato e brandizzato da loghi e disegni. In genere si tratta di professionisti che in questi giorni si spogliano della loro identità per assumere quel tono bonariamente minaccioso e solidale che regge le regole della tribù. Mi aggrego a una collaudata compagnia di soggetti per una volta più grandi di me, veterani del raduno: un giornalista, un paio di avvocati, un poliziotto accompagnato dalla fidanzata, un manager. Tutti in sella a modelli Touring, adatti a lunghi tragitti, tranne uno, novizio come me, che pretende di spararsi 1.600 km su una Café Racer con cui non andrei neanche al bar. E infatti si rompe. Ognuno di loro ha da raccontare storie di viaggio e avventura, comprano di tutto, rendendosi parte di questa incredibile storia di appartenenza assimilabile a una Disneyland in versione dark.
Mi viene in mente il saggio di David Foster Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più, dove lo scrittore americano raccontava il soggiorno obbligato in crociera, insopportabile ma necessario e anche Faaker See è un rito che si ripete sempre uguale da vent'anni, cambiando il meno possibile, teatro dell'unica moto in grado di imporre il proprio immaginario e renderlo modello di vita.
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