Altro che casa al mare. Dicono di avere paura, che qui ormai regni «l'anarchia» e che questa sia diventata «la terra di nessuno».
Di certo non è più la loro, ma di profughi e richiedenti asilo, quella di Eraclea Mare, dove una trentina di famiglie italiane è ridotta a una sparuta minoranza poco gradita agli oltre 130 migranti che da mesi occupano una sessantina di alloggi nel residence «Mimose».
Così da giugno, nel silenzio di un'emergenza che ha pronunciato la condanna a morte del turismo nella piccola località balneare, il condominio ha cambiato volto, diventando di fatto «un hub regionale sotto mentite spoglie», per dirla come il governatore del Veneto, Luca Zaia. E agli ultimi sprazzi di un'estate amarissima per i titolari degli appartamenti, trascorsa a vigilare sulle loro proprietà tra degrado, tensioni risse, e a fare i conti con un investimento crollato a picco, il timore è che il punto sia già di non ritorno.
«Non abbiamo più il coraggio di venire nel fine settimana, lo facciamo solo se ci organizziamo e ci coordiniamo tra noi in modo da non rimanere da soli. Ci sentiamo a casa di qualcun altro».
L'ennesima, violenta, protesta è scoppiata solo qualche giorno fa, dopo quelle già inscenate dai migranti per il cibo e le condizioni igieniche, tanto da spingere la cooperativa Solaris, che gestisce l'accoglienza, a chiamare i Carabinieri. C'è, infatti, che oltre a essersi spazientiti per la lentezza nell'evasione delle pratiche delle loro richieste di asilo, nemmeno il nuovo servizio catering - prontamente sostituito dopo le lamentele che avevano visto i migranti gettare in strada vassoi e piatti di pasta - soddisfi i gusti degli ospiti, quasi tutti uomini giovani. Così negli appartamenti sono comparsi nel tempo «cucinotti di fortuna, fornelli elettrici con cui queste persone si fanno da mangiare in alloggi vuoti e privi di cappe, lasciando nelle terrazze resti e spazzatura in pasto a topi e scarafaggi» spiega un proprietario, Vito Magri, di Bolzano. E che dire della metamorfosi di quello stabile le cui parti comuni «per cui noi paghiamo le spese condominiali» sono ridotte nella «sporcizia». Nulla è cambiato, «anzi sì, ma in peggio» da quando con una class action, avevano citato per danni la proprietà del residence, la Venezia Immobiliare, che concedendo gli spazi invenduti all'accoglienza ne «ha trasformato la destinazione d'uso turistica a campo profughi, mettendo in pericolo la sicurezza e la salute dei condomini».
La denuncia, però, era stata respinta dal giudice che aveva invece disposto, per questioni di decoro, che da allora in avanti porte e portoni sarebbero dovuti rimanere chiusi, fornendo ai profughi le chiavi, come veri inquilini. Quelli veri, hanno già presentato ricorso, ma nel frattempo «tutto è stato disatteso, le porte sono sempre spalancate, i migranti bivaccano nei corridoi e nei pianerottoli, quando li incrociamo sulle scale ci guardano con aria di sfida perché ci vedono come un problema. E chissà quando non ci siamo cosa succede. Non è questione di razzismo, nessuno qui lo è, ma di civiltà. Noi chiedevamo solo civiltà».
E dopo gli ultimi episodi è tornato a chiederla anche Zaia, che parla di «anarchia legalizzata» e di una «situazione inaccettabile - sbotta -.
È ora di finirla, è già passata un'eternità da quando tutti, a cominciare da Governo e prefetto, in piena stagione turistica estiva, giurarono che il residence sarebbe stato sgomberato a giorni, anzi a ore. I profughi, ammesso che tali siano, vanno trasferiti subito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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