Un dramma nella terra dell'eccellenza

Un dramma nella terra dell'eccellenza

Di fronte alla morte di chi, come ogni giorno, si era svegliato prima dell'alba per raggiungere il posto di lavoro ed è invece andato incontro alla morte, le prime reazioni dovrebbero essere il silenzio e la rabbia. E, per chi crede in Dio, una preghiera per chi è miracolosamente sopravvissuto. Poi la lucida considerazione di che cosa si possa fare perché quelle morti non diventino cosa inutile e da buttare, come i sacchi che hanno accompagnato quei corpi straziati nel loro ultimo viaggio fino all'obitorio. Perché per quanto terribile siano la devastazione dello schianto e lo strazio di quelle carni, non bisogna dimenticare che si è trattato di un incidente. Tragico quanto si vuole, ma capitato in una regione come la Lombardia che ha non solo la miglior rete ferroviaria d'Italia, ma delle infrastrutture all'altezza delle più avanzate d'Europa. Solo su quel binario ogni giorno passano 500 treni e Trenord quotidianamente trasporta oltre 700mila pendolari. A cui va aggiunto chi per viaggiare sceglie altre insegne. Questo senza nessuna intenzione di derubricare la mostruosità di quanto accaduto, ma solo perché il sangue che inevitabilmente sale agli occhi di tutti noi in queste ore, impedisca di capire quale sia la strada giusta da seguire perché quanto accaduto ieri non debba più succedere. E allora saranno i magistrati a stabilire quanta responsabilità sia da attribuire al caso e quanta alla negligenza umana.

Di certo l'impegno di tutti, tecnici e politici, archiviate finalmente le inutili frasi di cordoglio, dovrà essere di finirla con i tagli del governo al trasporto locale. Risparmi che grondano sangue, perché finiscono inevitabilmente per ripercuotersi sulla sicurezza (e quindi la vita) di chi il treno lo prende ogni giorno all'alba per andarsi a guadagnare il pane.

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