«Non credo che il risparmio postale debba essere finalizzato a un salvataggio dell'Ilva: il settore dell'acciaio è in grave crisi per dinamiche mondiali e, con tutto il rispetto, ci vogliono manager della siderurgia, non qualcuno che gestisce il risparmio postale». Il presidente di Assolombarda (la Confindustria territoriale di Milano e principale associazione della galassia di Viale dell'Astronomia), Carlo Bonomi, si è apertamente schierato contro l'ipotesi di nazionalizzazione del complesso come «piano B» dopo l'uscita di Arcelor MIttal. «Stiamo prendendo una strada sbagliata, perché il passato ci racconta che la gestione dell'acciaio pubblico ha prodotto solo gravi buchi nel bilancio dello Stato», ha aggiunto. Il numero uno degli imprenditori milanesi, nonché potenziale candidato alla successione di Vincenzo Boccia, è molto critico anche nei confronti della gestione «collegiale» della vicenda da parte dell'ala pentastellata della maggioranza di governo. «Se dopo sette anni e mezzo dal sequestro giudiziario dobbiamo chiedere ai ministri se abbiano delle idee, credo che questo Paese una riflessione seria la debba fare», ha chiosato rimarcando la centralità della questione giudiziaria. «Possiamo fare grande dibattito» sul mantenimento dei livelli occupazionali, ha proseguito, «ma se un magistrato chiude gli altiforni le due cose non sono compatibili».
Bonomi si è espresso a margine della presentazione del libro bianco «Il futuro dell'energia», un pamphlet pubblicato da Assolombarda per mettere in evidenza le strategie necessarie per favorire lo sviluppo della filiera energetica nazionale, una filiera che vale 62 miliardi di valore aggiunto in Italia, 11 miliardi dei quali nella sola Lombardia. Temi come investimenti infrastrutturali e green economy sono strettamente connessi alla manovra, pubblicamente bocciata dal presidente di Assolombarda. «Ha totalmente deluso le aspettative delle imprese italiane e di chi è convinto che stagnazione e ostilità a imprese e lavoro non siano una condanna priva di alternative», ha dichiarato sottolineando che «non possiamo accettare la decrescita felice perché non accettiamo né la decrescita né la felicità nella decrescita».
La delusione nasce dalla sostanziale indifferenza mostrata dal governo Conte. «Avevamo chiesto misure per realizzare gli impianti di trattamento che permettono la chiusura del ciclo dei rifiuti: nella legge di Bilancio non abbiamo trovato nulla, ma abbiamo misure come la tassa sugli imballaggi, che non ha nulla a che fare con l'economia circolare ma serve solo a colpire imprese e consumatori per accrescere il gettito».
Se «il green new deal è solo sugar tax e plastic tax, allora è solo un tax deal», ha concluso Bonomi. Su 4,2 miliardi di stanziamenti per il capitolo, infatti, ben 2,7 miliardi sono rinviati al 2022, mentre per l'anno prossimo in cassa ci sono solo 419 milioni.
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