Cronache

E Carlo parlò da re: "Sarò apolitico, non sono mica stupido"

L'eterno erede al trono di Londra assicura: so che certi giudizi non potrò più esprimerli

E Carlo parlò da re: "Sarò apolitico, non sono mica stupido"

Sta per compiere settant'anni, e studia da erede al trono d'Inghilterra da sessanta. Un record probabilmente imbattibile quello del principe Carlo, conseguenza della straordinaria vitalità della madre cui dovrebbe succedere. La regina Elisabetta II, diventata sovrana del Regno Unito nel remoto 1952 quando aveva appena 26 anni, è arrivata nel frattempo a 92 e non sembra particolarmente motivata ad abdicare in favore del figlio. Finora, in considerazione dell'età avanzata, si è limitata a delegargli qualcuno dei suoi impegni pubblici, ma il trono se lo tiene stretto. Carlo è certamente frustratissimo per questa attesa infinita, ma non può assolutamente esternarlo per ovvie ragioni.

Dalla sua, l'ormai anziano re del futuro ha un'aspettativa di vita ragionevolmente ancora lunga. Non solo sua madre è vispa e attiva alla sua età, ma anche suo padre, il principe consorte Filippo, tiene duro in vista del secolo di vita: a 97 anni compiuti lo scorso 10 giugno, ha solo recentemente rinunciato agli impegni di rappresentanza, salvo riservarsi il diritto di partecipare occasionalmente a qualche evento pubblico di sua scelta. Non va neppure dimenticato, a proposito di longevità familiare, che la nonna di Carlo - la mitica Regina Madre - arrivò in buona salute a un passo dal centoduesimo compleanno.

Contro il comprensibile desiderio di Carlo di succedere alla veneranda genitrice gioca da tempo - inutile girarci intorno - il diffuso dubbio su una sua presunta inadeguatezza al ruolo. Al principe viene rimproverato, in particolare, di insistere troppo in pubblico su certe sue opinioni relative a «cavalli di battaglia» per i quali è ben conosciuto: la mania predicatoria per un ecologismo catastrofista (soprattutto) seguita da frequenti commenti sull'urbanistica che in Gran Bretagna fanno storcere parecchi illustri nasi e in generale l'imprudente espressione di opinioni personali su questioni politiche.

Nell'intervista andata in onda ieri sera sulla Bbc alla vigilia del settantesimo genetliaco del principe di Galles, Carlo ha parlato per la prima volta del suo futuro ruolo di sovrano, e ha dovuto difendersi dalle solite accuse, che ha definito «insensate». «Non sono così stupido - ha detto con apparente ironia - da non comprendere che una cosa è il mio ruolo attuale, mentre altra cosa è essere il re. Quando lo sarò, mi guarderò bene dall'interferire nel dibattito politico e mi atterrò ai parametri istituzionali della monarchia. Fedele alla corona».

Suo figlio, il principe William tante volte indicato nei sondaggi come erede al trono più gradito ai sudditi britannici quando Elisabetta lo lascerà, dovrà insomma attendere il suo turno. Carlo parla da re e lascia intuire che il suo momento è prossimo, anche se per ora fa soprattutto il marito (della futura regina? Chissà...) e il nonno. I suoi amatissimi e vivaci nipoti, i principini George e Charlotte, hanno preso a chiamarlo «Nonno Wales»: un richiamo al suo «cognome» forse non molto gradito visto che rimanda al suo status attuale.

Ma lui, allenatissimo, sopporta.

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