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E i grillini "boicottano" l'Anticorruzione

Tolto l'emendamento che ridarebbe potere al successore di Cantone

E i grillini "boicottano" l'Anticorruzione

Sono quelli di «Onestà-onestà», del decreto spazzacorrotti, delle manette sventolate in ogni direzione. L'Anac, l'authority contro la corruzione, dovrebbe essere la loro Saratoga, la portaerei da cui lanciare gli attacchi ai tangentari di ogni risma. E allora come è possibile che proprio dai grillini l'Anac si senta oggi maltrattata e financo boicottata, per non dire tradita?

Il malumore che nei corridoi dell'agenzia si respira nei confronti dei 5 Stelle ruota intorno a un emendamento, un dettaglio solo apparentemente tecnico ma in realtà carico di significato. È l'emendamento che darebbe forza di legge al lavoro dell'Anac anche in questo periodo, ormai decisamente lungo, in cui è priva di un capo, dopo le dimissioni di Raffaele Cantone, e in casi analoghi che dovessero ripetersi in futuro. I grillini prima sventolano l'emendamento, lo promettono, si spendono. Poi, senza spiegazioni, l'emendamento sparisce. E all'Anac stanno iniziando a sospettare che non sia solo sciatteria.

Inevitabile che torni a galla la vecchia ferita inferta dal premier Giuseppe Conte che ai tempi del suo esordio, nel giugno 2018, aveva rifilato all'Authority di Cantone un giudizio severo, parlando di «risultati deludenti». Poi Conte fece un po' retromarcia, ma a quelli dell'Anac la sensazione di non essere amati a Palazzo Chigi è rimasta. E la sensazione si rafforza adesso, nella fase delicata in cui l'Authority deve continuare a lavorare senza presidente.

A tenere le redini dell'Anac è in questo periodo il più anziano tra i consiglieri, Francesco Merloni: un tecnico, con un corposo curriculum di lavori sui rapporti tra pubblica amministrazione e corruzioni, ma con una macchia di schieramento politico, essendo stato - brevemente, vent'anni fa - presidente della Provincia di Roma per il Pds. Basta questo a renderlo poco affidabile per i grillini, che pure dei post-Pds sono ora alleati di governo? Merloni dirige l'Anac con pieni poteri, ma unicamente sulla base di un regolamento interno. Per dare solidità al suo operato servirebbe una norma di legge che equiparasse il vicario al presidente effettivo, in particolare per le funzioni che deve svolgere in solitaria: a partire dalla più delicata, il potere di commissariamento degli appalti considerati a rischio corruzione, esercitato oltre quaranta volte dall'entrata in servizio di Anac.

Il rischio che prima o poi qualcuno dei sanzionati da Anac si appigli a questo cavillo c'è, e per questo l'approvazione dell'emendamento è attesa con vivo interesse dall'agenzia. La cosa sembrava fatta già alcuni mesi fa, quando l'emendamento venne presentato proprio dal Movimento 5 Stelle: ma andò a sbattere contro il niet della presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, anche lei grillina, che lo considerò inammissibile. Passano i mesi, l'emendamento finalmente viene rispolverato e inserito all'interno del decreto Milleproroghe che va all'esame del Consiglio dei ministri. Dovrebbe essere solo una formalità. Invece la riunione del governo dura ore ed ore, e nel testo che ne sbuca l'emendamento salva-Anac non c'è più. Anche lì, mancando indizi di manovre più altolocate, si parla di una manina a cinque stelle.

Così ora nell'ambiente ci si interroga sulla ragione di tanto ostruzionismo. È solo antipatia per l'Anac? O si vuole creare un emergenza per giustificare la nomina di un presidente di parte?

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