E la legge di bilancio diventa il suk giallorosso Gualtieri già all'angolo

Guerra tra i leader per far passare le proprie proposte. Un sms: «Il casino torna a regnare»

E la legge di bilancio diventa il suk giallorosso Gualtieri già all'angolo

Vertice «definitivo» sulla manovra a singhiozzo.

Inizia nel pomeriggio, prosegue tra i litigi con un Gigino Di Maio sull'orlo della crisi di nervi che cerca disperatamente di piantare le sue bandierine, e che si inventa la grande guerra contro Radio Radicale per coprire il caos interno al suo partito, che non riesce neppure ad eleggere il nuovo capogruppo che, in teoria, dovrebbe gestire la delicata sessione di bilancio a Montecitorio.

A sera il vertice viene sospeso, perchè il ministro Gualtieri deve partecipare ad una trasmissione tv e non si fida di lasciare la «sua» manovra nelle mani dei galletti di maggioranza che si beccano attorno al tavolo di Palazzo Chigi. Poi si riprende nella notte, per chiudere finalmente il testo e spedirlo alle Camere, dove avrà inizio la via crucis parlamentare.

Se martedì le veline di Palazzo Chigi spargevano miele su una maggioranza finalmente «coesa e collaborativa», che secondo il premier Conte aveva fatto un «ottimo lavoro» sulla manovra, ieri i boatos registravano una nuova impennata di tensioni e polemiche. «Il casino è tornato a regnare sovrano», era il messaggino che nel pomeriggio inviava uno dei partecipanti al vertice. Da un lato Di Maio che sbatteva i pugni sul tavolo contro il temibile nemico del popolo rappresentato da Radio Radicale, dall'altra il renziano Luigi Marattin che proseguiva la battaglia annunciata da Italia viva contro le «microtasse», dopo la battaglia vinta che si è intestata sulla cedolare secca. «Faremo tutto quel che si può fare per evitare o ammorbidire l'impatto di microbalzelli come quello su zucchero o plastica», promette bellicoso Marattin, che già annuncia proposte di modifica da presentare in aula, quando finalmente la manovra vedrà la luce.

Al tavolo va in scena anche la gara tra renziani e grillini per intestarsi la difesa delle partite Iva e della flat tax sui redditi sotto i 65mila euro. Gualtieri, che si era impegnato a farlo, ha assicurato che si troveranno i fondi per abbassare i requisiti necessari ad accedere. Ma per il ministro i grattacapi non finiscono qui: su insistenza del premier Conte, ha dovuto cancellare anche quell'aumento da 50 a 150 euro dell'imposta catastale per chi compra casa. Peccato che quella cifra fosse stata già messa nero su bianco dal governo nel documento spedito a Bruxelles, dove già si nutrono non pochi dubbi sul testo.

Ma il premier Conte aveva urgenza di mandare qualche segnale positivo per rinfocolare la sua popolarità, uscita assai indebolita dalla performance umbra: «Anche oggi una tassa in meno», era la velina trionfalistica di Palazzo Chigi, incurante del fatto che la paternità della tassa in più, poi cancellata, fosse sempre del medesimo Conte. Il ministro Gualtieri, sempre per le pressioni dei grillini, ha dovuto rinunciare anche alle detrazioni fiscali solo per le spese sanitarie tracciabili: una serie di piccoli cedimenti per tenere in piedi una maggioranza che, dopo la batosta umbra, ondeggia pericolosamente.

E le prossime tappe non lasciano per nulla tranquillo il ministro dell'Economia nè il premier: la sessione di bilancio si aprirà ufficialmente la prossima

settimana in Senato, e dal Pd avvertono: «Abbiamo davanti un grande problema: lo sgretolamento dei grillini, che in Parlamento sono ormai alla guerra per bande». Portare alla meta il testo, quest'anno, sarà una fatica erculea.

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