Roma Che ci sia preoccupazione a Bruxelles per il governo populista-sovranista che si va costruendo tra M5S e Lega è noto da tempo. Ma che lo confermi il presidente azzurro del Parlamento europeo fa saltare i nervi a Luigi Di Maio, che l'accusa di temere «per la sua poltrona».
In realtà Antonio Tajani, che partecipa a Firenze alla conferenza europea The State of the Union, usa i toni moderati di sempre e, a chi gli chiede se in Ue ci sono timori per il nuovo esecutivo, risponde: «In Europa tutti guardano con grande attenzione a quello che accadrà nel nostro Paese. Io aggiungo che serve più Italia». Il suo partito, Fi, sottolinea, «non sostiene questo governo, siamo evidentemente su posizioni diverse». Poi spiega che le preoccupazioni di Bruxelles dipendono dalla nostra situazione «caratterizzata da altissimo debito pubblico, altissima disoccupazione giovanile soprattutto nel Sud» e dal fatto che «senza un governo rischia di veder applicata la clausola di salvaguardia con l'aumento dell'Iva».
Poi arriva la stoccata a Beppe Grillo e ai suoi fan: «Pensare di fare un referendum per uscire dall'euro è da irresponsabili, è soffiare sul fuoco».
Ce n'è abbastanza per far reagire inviperito il leader del M5s. «Chi vede in questa ipotesi di governo una minaccia per l'Europa - sbotta Di Maio - forse vede una minaccia per la sua poltrona, non per l'Europa». Che intenda esattamente non si capisce, visto che Tajani è in carica dal 17 gennaio 2017 e il suo mandato di 2 anni e mezzo non è certo a rischio. Fino a luglio sarà al suo posto. «La stella polare del mio mandato - dice - è riavvicinare l'Europa ai suo popoli, restituendo primato alla politica e difendendo la centralità e le prerogative del Parlamento», perché «una politica distratta, incapace di rispondere a queste angosce, istituzioni burocratiche e autoreferenziali, alimentano rabbia e venditori di illusioni». Tajani richiama i leader europei al «dovere di guardare oltre l'orticello dei propri interessi elettorali», per recuperare «una visione d'insieme europea».
Per il presidente dell'Europarlamento è «anacronistica» e «autolesionistica» la pretesa di uscire dall'Ue e dalla moneta unica, perché «nessuno Stato europeo può competere con giganti quali Usa, Cina, Russia o India» ed è solo stando insieme che si può essere una potenza mondiale e difendere gli interessi dei cittadini.
L'Italia, «parte integrante dell'Ue», può far valere le sue pretese anche sul bilancio europeo, sul Fondo sociale europeo e sui finanziamenti che devono arrivare. Dunque, conclude Tajani, «chi vuole farci ritornare nel recinto delle frontiere statali racconta favole e chi indica nella costruzione europea la causa del nostro malessere, sbaglia bersaglio».
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