Gli inquirenti cercano di ricostruire gli ultimi giorni di vita di Giulio ma anche l'ambiente nel quale il ragazzo studiava, le persone che frequentava e le sue abitudini. In alcune fotografie scattate da uno sconosciuto potrebbe essere una delle chiavi dell'omicidio. Tre ricercatori dell'America University del Cairo, amici di Giulio che studiava nello stesso ateneo, sentiti dagli inquirenti hanno raccontato che dopo la riunione sindacale alla quale aveva partecipato l'11 dicembre scorso, Giulio era spaventato: durante l'incontro, al quale era l'unico europeo presente, era stato fotografato da una persona che non sembrava interessata alla riunione e che si era trattenuta solo il tempo di scattargli qualche foto. Il fotografo misterioso era «fuori contesto» e non apparteneva al sindacato, aveva raccontato Giulio. Proprio l'incontro dell'11 dicembre e il successivo articolo pubblicato il 14 dall'agenzia Nena News, nel quale Giulio aveva fatto espliciti riferimenti alla riunione di tre giorni prima, potrebbero aver messo il giovane in serio pericolo. Quella era la prima riunione dei sindacati indipendenti urbani da due anni a questa parte e la presenza di Giulio di certo non è passato inosservata. Inoltre poco dopo esser tornato in Egitto, dopo le vacanze di Natale, Giulio sarebbe stato identificato dalla polizia egiziana. Il controllo sarebbe avvenuto qualche giorno prima del 25 gennaio, giorno della sua scomparsa. Un supertestimone, un venditore ambulante, giura comunque di aver visto «prelevare» Regeni da poliziotti in borghese alla fermata della metropolitana, non lontano da casa sua.
Ed è questa versione, se confermata, che potrebbe dare una svolta alle indagini. Intanto ha superato le 38mila firme la petizione lanciata su Change.org e indirizzata all'Unione europea e ai governi italiano ed egiziano, nella quale si chiede di conoscere la verità sulla morte del ricercatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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