E il Pd litiga pure sulle raccolte firme anti Matteo

Calenda propone (ironico) di riunirle. Renzi blocca la sua ma scatena la polemica interna

E il Pd litiga pure sulle raccolte firme anti Matteo

Roma - Nel Pd convivono già due partiti. Che litigano anche sulla mozione di sfiducia contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Da un lato i renziani, riuniti nei comitati civici; dall'altro, la nuova dirigenza dem guidata da Nicola Zingaretti. Nel mezzo, l'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, passato da organizzatore di cene a mediatore tra le varie correnti del Partito democratico. Anche ieri, Calenda ha provato a rimettere insieme renziani e zingarettiani. Dopo lo scontro sulla mozione sfiducia al titolare del Viminale. Il Pd ha lanciato due petizioni, con lo stesso simbolo, per chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno. La prima, lanciata da Matteo Renzi e dai suoi comitati; l'altra dal segretario dem Zingaretti. Insomma,un derby in casa dem per fare opposizione al governo Lega-Cinque stelle. E il ministro dell'Interno se la ride: «Il Pd, dopo anni di disastri, pretenderebbe di cacciare la Lega con una raccolta firme (e litigano pure). Geniali, no?» La polemica va avanti già da giorni. Ieri però è esplosa con un durissimo botta e risposta tra renziani e zingarettiani. Quando Calenda è intervenuto (via Twitter) per riportare la pace. E unire le due petizioni. «Ecco qui. Con 15 minuti di duro lavoro ho fuso le due petizioni per le dimissioni di Salvini. Che ne dite Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Nicola Zingaretti, facciamo questo sforzo di unità? Daje», scrive l'ex ministro allegando il testo della petizione «unitaria». L'intervento di Calenda, inizialmente, scatena la dura reazione dei renziani. Anna Ascani risponde piccata: «Carlo, basta. Non fa neanche più ridere. Renzi ha lanciato una mobilitazione riprendendo la nostra richiesta di mozione di sfiducia che tu ed altri avete ridicolizzato sostenendo che avrebbe ricompattato la maggioranza. Cambiato idea? Vuoi firmare? Bene». A stoppare le polemiche che rischiavano di far naufragare l'attacco contro il ministro dell'Interno è Matteo Renzi che annuncia il ritiro della sua petizione. Ma non senza lanciare frecciatine al gruppo dirigente. «Continuano ad attaccare il Matteo sbagliato. Ma io non voglio polemica. Ecco perché stoppiamo la raccolta firme», cinguetta Renzi. Che Poi affonda il colpo, ricostruendo i fatti dal suo punto di vista: «Ho promesso di non parlare delle discussioni interne al Pd perché litigare tra noi in presenza di un Governo come questo è allucinante. Purtroppo anche oggi ci sono polemiche inspiegabili sul fatto che i bravissimi comitati di Azione Civile hanno presentato una raccolta firme per la mozione di sfiducia a Salvini». Per l'ex presidente del Consiglio l'obiettivo della sua petizione era quella di tenere alta l'attenzione contro il leader della Lega. E punta a chiudere in fretta le polemiche anche il vicesegretario dei Dem Paola De Micheli: «Basta con queste discussioni ridicole sulle firme.

Più siamo meglio è, più firme ci sono meglio è, più si dice la verità meglio è. Nessuno impedisce o ha impedito nulla a nessuno. Gli avversari sono fuori di noi. Occupiamoci delle persone, dei lavoratori, degli studenti, dei pensionati, delle imprese. Questo si aspettano da noi».

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