E Renzi diserta «Nessuna guerra con me premier»

Ospite della D'Urso spegne l'ipotesi di un'azione militare in Libia: «Cinquemila soldati? Non è un videogioco...»

Fatta la dovuta «tara» per la bella accogliente padrona di casa, nonché per il tinello pomeridiano di Canale5 ormai familiare agli italiani ancor più di quello di mammà; messo da parte anche l'entusiasmo cortese di un pubblico intorpidito dal pranzo di una domenica marzolina, si è trattato di una via di mezzo tra la consueta televendita di balle del presidente del Consiglio e una rimpatriata condominiale (sensazione rinfrancata dall'insistenza del «tu» tra Barbara D'Urso e il premier, «me lo prometti? No me lo devi promettere, ci tengo»). I tempi non sono affatto facili, ma con Matteo Renzi vai sul super-sicuro. Lo garantisce lui stesso, da se medesimo, e in particolare per il (presunto) intervento militare in Libia, argomento numero uno nelle cronache e nell'agenda politica. «Con me premier l'Italia non va in guerra», assicura. Calma, calma, ci vuole tantissima calma, predica il premier. «Vedo gente che dice mandiamoci 5mila uomini... È un videogioco?» (lo facesse sapere anche a qualche ministro dei suoi). E poi insiste: «Oggi non è all'ordine del giorno una missione militare italiana in Libia perché la prima cosa da fare è che ci sia un governo che sia solido, anzi strasolido, e abbia la possibilità di chiamare un intervento della comunità internazionale e non ci faccia fare gli errori del passato. Per questo, l'ipotesi non c'è. Punto».Il punto però è anche che la situazione in loco è ormai scappata di mano a tutti gli apprendisti stregoni occidentali, e nessuna tribù offre neppure minime garanzie di stabilità. Per i nostri interessi economici, ma soprattutto per quei pochi italiani che sono ancora costretti a lavorare in Libia, forse non basta che Renzi faccia la faccia feroce. «Dovremmo capire le responsabilità - dice -, perché i quattro uomini poi rapiti sono entrati in Libia quando c'era un esplicito divieto di entrarci, da parte nostra... C'è stata un'operazione di intervento, probabilmente dei cantieri da visitare. È ancora da chiarire, la vicenda è molto delicata». Il governo, promette, «darà tutto il sostegno ai due tecnici rientrati e alle famiglie delle vittime». Quel che preme, conclude continuando ad andare avanti e indietro sulla seduta della grande poltrona bianca della D'Urso, è «che i politici di tutti gli schieramenti evitino le strumentalizzazioni selvagge e bieche di queste ore di fronte al dolore. Poi in Parlamento discutiamo... Ma ci vogliono prudenza, equilibrio, buonsenso».A proposito di buonsenso, si passa a parlare di quant'altro bolle nel pentolone della politica e non. Ergo di Vendola-papà: «Quando nasce un bambino tutti noi dovremmo esser contenti, però io sono contrario all'utero in affitto. Ma ricordo che lo fanno anche gli etero. Sono temi delicati». Meglio lasciar perdere e non rovinare la digestione domenicale. Così per le pensioni: «Quando saremo in condizione di prendere impegni li prenderemo».

Giusto per aggiungere un bicchierino di rosolio corroborante, Renzi si dice pronto a ricorrere al voto di fiducia alla Camera sulle unioni civili, qualora se ne ravvisi la necessità, per chiudere la partita entro maggio. Segno che nel partito non si sono ancora spenti i focolai di resistenza contrapposta di sinistra e ultracattolici. Ma niente paura, dormiamo sonni tranquilli: anche in questo caso ci penserà Matteo. Il super-Canguro.

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