E Toti nega di essere la guida della fronda azzurra

Il governatore Fi: «Macché vertici segreti coi parlamentari a Roma, sto lavorando in Liguria»

E Toti nega di essere la guida della fronda azzurra

Roma «Apprendo dalle colonne di Repubblica che oggi pomeriggio dovrei essere a Roma per oscure riunioni con non meglio precisati parlamentari. Evidentemente il quotidiano ha accesso a una agenda parallela e a me sconosciuta dei miei impegni. La realtà è che oggi sarò a Genova, impegnato a lavorare per la regione Liguria. Le mie considerazioni sulle trattative di queste ore tra partiti, alle quali non partecipo in alcun modo, sono pubbliche, note e lontane nel senso da quelle che leggo stamani nel retroscena in questione».

Il momento è delicato, le voci si rincorrono in maniera confusa, le ipotesi su possibili soccorsi rossi o azzurri a governi ancora inesistenti entrano nel gioco come scenari futuribili o come fattori di disturbo. In questo clima di attesa e sospetti non c'è spazio per lasciar correre una indiscrezione giornalistica che indica in Giovanni Toti una sorta di capofila degli scontenti di Forza Italia pronti eventualmente a sostenere dall'esterno un governo Salvini-Di Maio. Secondo Repubblica, infatti, nella giornata di ieri il governatore ligure avrebbe dovuto incontrare in un albergo romano amministratori locali delusi e parlamentari tentati dal suo progetto, in sostanza una sorta di truppa parlamentare d'appoggio pronta a staccarsi dalla linea dettata da Forza Italia.

Toti, però, nella giornata di ieri è rimasto a Genova dove ha partecipato - tra i vari impegni - alla conferenza stampa di presentazione delle aziende liguri che prenderanno parte al Vinitaly. E ha smentito seccamente una sua operazione sotterranea e parallela, sospetti basati sull'attività della Fondazione Change, nata per sostenere il suo progetto politico, fondazione che di recente ha chiamato a raccolta tutti i sindaci e gli amministratori locali «arancioni» eletti dal centrodestra in Liguria per confrontarsi in vista delle prossime elezioni regionali del 2020. Un progetto che vuole lanciare battaglie politiche dal basso e animare un'esperienza civica di supporto al centrodestra.

Al di là del piccolo giallo giornalistico, Toti in realtà si è sempre schierato contro ipotesi che non abbiano come perno il centrodestra unito. «Di Maio sta facendo il ruolo di o Franza o Spagna purché se magna quando dice: faccio il Governo con Salvini, ma pure con il Pd, basta che io faccia il premier» dice il presidente della Regione Liguria a Radio1.

«La pretesa di Di Maio è francamente assurda, soprattutto quando si parla di grandi coalizioni alla tedesca, di patti dal notaio, voler scegliere anche il contraente nello schieramento avversario è una pretesa che va molto lontano dalla mediazione parlamentare di cui ci sarebbe bisogno. La strada maestra è quella indicata dagli elettori, la coalizione di centrodestra con il suo 37%, il premier in pectore, Salvini, come deciso dalla coalizione, e il programma del centrodestra».

FdF

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