Ecco il piano italiano sui migranti che ora l'Europa ci boicotta

Moavero svela le mosse del governo in Ue per risolvere il nodo dell'immigrazione: "Chiediamo una pre-distribuzione"

Foto di repertorio
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Ricordate le conclusioni del tanto decantato Consiglio europeo dello scorso giugno? Beh, si parlò molto di migranti e di come modificare le politiche Ue su sbarchi e ricollocamenti. Bene: da quel giorno il gigante europeo non si è mosso di molto. Anzi. Il governo giallo-verde ha presentato il suo piano, ma l'Ue non è riuscita a trovare un "accordo" a livello internazionale. E così, mentre i governi si fronteggiano barricati sulle proprie posizioni, la crisi continua. Gli sbarchi sono diminuiti ma - Avramopoulos dixit - la situazione in Libia resta "molto caotica" e presto potrebbero ricominciare ad arrivare altri immigrati.

A rendere noto lo stallo delle trattative in Europa è stato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Il titolare della Farnesina nel corso di un'audizione davanti al comitato parlamentare Schengen ha spiegato chiaramente l'idea del governo nostrano: "Le persone, in particolare quelle che vengono salvate in mare" dovrebbero "essere sbarcate anche per ragioni umanitarie, ma dovrebbero essere sbarcate in zone franche rispetto all'applicazione delle regole di Dublino". Questo piano è stato portato avanti a livello Ue, ma a fronte delle belle parole di solidarietà di molti Stati alla fine "quando si va alla fase operativa" il dialogo "finisce col bloccarsi".

Per gestire i flussi di migranti, l'Italia chiede "una pre-distribuzione", in modo che "più Stati europei possano condividere l'onere di fare tutte le verifiche". In sostanza i richiedenti asilo andrebbero "subiti distribuiti su più paesi", senza far ricadere tutto il peso sui Paesi di primo approdo. Il motivo? "Nella maggior parte dei casi - spiega Moavero - le persone migranti non cercano l'isola greca, l'Italia o la Spagna: stanno cercando una vita diversa e un rifugio in Europa. Secondo noi la questione è profondamente europea".

Fino ad oggi, infatti, le norme di Dublino costringono i Paesi di primo approdo a farsi carico della domanda di asilo. Cioè devono verificare se i migranti sono davvero in fuga dalla guerra e se hanno le carte in regola per ottenere protezione internazionale. La pratica è lunga e per due anni gli immigrati si trasformano un onere insostenibile per Grecia, Italia e Spagna. Se, invece, come vorrebbe Roma, i migranti venissero distribuiti subito, allora sarebbero tutti gli Stati Ue a "dividersi" il compito delle verifiche. Alleggerendo così il carico per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Per ora, però, non è ancora stato trovato un accordo. Per questo oggi la Commissione europea ha spiegato che finché il regolamento non verrà modificato si potrà proseguire con "disposizioni temporanee relative agli sbarchi". Tradotto: ogni volta che una nave carica di migranti chiederà dove approdare, i governi dovranno trovare accordi mirati per la redistribuzione. In pratica si ripeterà quanto successo, in alcuni casi, negli ultimi mesi.

Per la Commissione "sulla base dell'esperienza acquisita con le soluzioni ad hoc nell'estate 2018 e nel gennaio 2019, le disposizioni temporanee possono fornire un approccio più sistematico e coordinato a livello dell'UE in materia di sbarco" "Tali disposizioni - continua l'Ue - metterebbero in pratica a livello dell'UE i principi di solidarietà e responsabilità, e servirebbero come meccanismo ponte fino al completamento della riforma del regolamento Dublino". Ma per una soluzione definitiva ci sarà ancora da attendere. E chissà quanto.

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