RomaOttomilacinquecento posti di lavoro in cerca d'autore. Progettisti di software, analisti, programmatori di cui le aziende hanno bisogno ma che non ci sono. Una goccia nel mare della disoccupazione crescente, ma pur sempre una goccia beffarda. Che però per i più intelligenti potrebbe trasformarsi in una grande opportunità.
I dati li ha elaborati l'ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha esaminato i dati emersi dalla periodica indagine effettuata da Unioncamere e ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori tenendo conto soltanto delle professioni per cui le aziende prevedono di assumere nel 2014 almeno mille figure. Ebbene, gli imprenditori a fine anno avranno messo a disposizione 29mila nuovi posti non stagionali, 8.500 dei quali però resteranno vuoti. Colpa di quello che i tecnici definiscono «disallineamento tra domanda e offerta di lavoro» e che secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha molteplici cause: «Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese». Ma non è solo colpa dei disoccupati inetti. «Molte aziende - rileva Bortolussi - scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace». Non solo, c'è anche «il fenomeno della disoccupazione d'attesa: nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti».
Ma quali sono le professioni con la più alta percentuale di posti inevasi? In prima fila ci sono gli analisti e i progettisti di software (2.062 posti vacanti, pari al 37,7 per cento di quelli richiesti in totale), i programmatori (31,2), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7) e gli esperti in applicazioni informatiche (27,4). Tutte figure con un'elevata specializzazione e competenza. Nella top ten dei mestieri introvabili anche attrezzisti di macchine utensili (26,6), infermieri e ostetrici (25,9), acconciatori (25,0), installatori e riparatori di elettrodomestici (24,8) e professioni sanitarie riabilitative (24,6).
Interessante notare il cambiamento rispetto a sei anni fa, all'inizio della profonda crisi che stiamo ancora vivendo: allora le aziende non riuscivano a reperire soprattutto infermieri e ostetrici (addirittura il 59,0), falegnami (53,7 per cento), acconciatori (51,1), artigiani del legno (47,3), attrezzisti di macchine utensili (44,1), meccanici (43,5), addetti alle buste paga (42,3), estetisti e truccatori (40,0), assistenti per non autosufficienti (39,1) e panettieri (38,8). Più che doppio allora il numero dei posti vacanti, pari a 17.595. La disoccupazione fa sparire anche i lavori fantasma.
Al secondo posto un'altra professione che ha a che fare con l'informatica: sono i programmatori
L'ingegnere non passa mai di moda. Per essere al passo coi tempi si cercano ingegneri energetici e meccanici
Sono i posti vacanti, in percentuale, secondo gli imprenditori nel 2014 per analisti e progettisti di software
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