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Ecco la verità sul crac Almaviva: il Tribunale dà la colpa alla Camusso

Nessuna volontà di dare attuazione agli accordi. E la Cgil paga le spese

Ecco la verità sul crac Almaviva:  il Tribunale dà la colpa alla Camusso

Roma - Anche quest'anno, tante belle parole sui diritti dei lavoratori dal palco del concertone del primo maggio, in piazza San Giovanni. Salvo poi scoprire che non sempre i sindacati remano a favore di coloro che dovrebbero tutelare.

Nulla di inedito. Questa volta, però, è anche un giudice a certificare che è andata così nella dolorosa vicenda di Almaviva, costata il licenziamento a 1.666 dipendenti del call center di Roma. La sentenza riportata da il Messaggero è clamorosa, perché le carte giudiziarie raccontano una storia diversa da quella che solitamente passa dalle organizzazioni sindacali. Per il Tribunale del Lavoro di Roma ai licenziamenti dello scorso dicembre si è arrivati anche per colpa del comportamento dei sindacati che «hanno chiaramente dimostrato di non voler dare attuazione agli accordi firmati». Nella fase finale del confronto, poi, scrive il giudice, «non hanno chiesto alcuna interruzione della trattativa per attendere la consultazione dei lavoratori», così che il referendum fra i lavoratori si svolse a licenziamenti già partiti. Altro che concertazione, insomma. Sono accuse pesanti, quelle messe nero su bianco dal Tribunale, che offrono uno spaccato inedito su quello che normalmente si intende per confronto sindacale. Il ricorso contro i licenziamenti presentato dalla Cgil-Slc è stato così respinto e il sindacato di Susanna Camusso, oltre ad essere condannato a pagare 3mila euro, è finito sotto accusa, indiretto «complice» della perdita di tanti posti di lavoro.

Nella sentenza il giudice ripercorre la vicenda, da quando azienda e sindacati si accordano per aumentare la produttività dei call center di Roma e Napoli. Poi però la Gcil-Slc salta i primi due incontri fissati e un terzo va a vuoto. Un comportamento che non passa inosservato al giudice, che pronunciandosi stigmatizza anche quello delle Rsu, alla cui «lacerazione» attribuisce la responsabilità del mancato accordo. Il risultato finale sono i 1.666 licenziamenti, giunti «per l'esito di un percorso svoltosi nel rispetto di condizioni e termini fissati dalla legge». In altre parole legittimi.

Nulla da dire, dunque, su Almaviva, che grazie al lavoro di chi avrebbe dovuto tutelare gli interessi dei dipendenti si è potuta liberare di quelli in esubero.

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