Economia in frantumi dopo le promesse vane dello Stato

Come si può continuare a vivere in un'Italia così, dove non il maltempo ma soprattutto la burocrazia devasta e uccide? È la disperata domanda che pongono i genovesi in queste ore. È anche l'urlo di rabbia di un settore commerciale pugnalato al petto per l'ennesima volta e ormai sfiancato. «Per noi le sensazioni peggiori si hanno dopo. È nei giorni successivi, quando le strade vengono ripulite dal fango, che inizia il vero dramma. Sembra che tutto torni come prima, come se nulla fosse successo. È in quel momento che gli esercenti vengono lasciati soli a sé stessi, in balìa del proprio destino».

A parlare è Roberto Panizza, imprenditore nel settore della gastronomia e produzione di pesto genovese. La sua è un'impresa in forte espansione, che parte dal mercato locale per affacciarsi oltre confine. Oggi ha cinque aziende, di cui quattro aperte negli ultimi 4 anni, tutte a Genova. Ma oggi sono tutte sommerse da acqua e fango o con danni. La conformazione urbana della città ha fatto sì che alcune fossero condannate dall'alluvione, altre venissero parzialmente risparmiate. «Stiamo ancora valutando i danni – continua Panizza – ma parliamo di 350 mila, 400 mila euro da sborsare». Il manager e i suoi collaboratori c'erano già passati, così come tutti i proprietari di attività nell'area: «Dopo l'alluvione del 2011 chiudemmo per un mese, facemmo gli interventi di ristrutturazione e acquistammo nuovi macchinari, per una spesa complessiva di circa 150 mila euro. Quest'anno andrà decisamente peggio, la situazione è molto più grave, il Bisagno ha davvero portato con sé di tutto». Questa volta, però, le Istituzioni dello Stato non possono essere risparmiate e tutto il sistema è sotto accusa. «Nel 2011 ci dissero che erano stati stanziati 30 milioni di euro. In verità bruscolini, ma quantomeno sarebbero stati fatti gli interventi primari e oggi non saremmo in questa situazione drammatica. Ma non sono mai arrivati«. Sì, perché ancora una volta qualcosa si è inceppato in quella macchina arrugginita chiamata burocrazia che non riesce ad essere oliata nemmeno nei casi di catastrofi naturali. Con le dovute proporzioni da caso a caso, la situazione di Panizza è emblematica, comune a tutti i commercianti genovesi e liguri colpiti dal cataclisma. La Confcommercio conferma al Giornale che le conseguenze saranno peggiori di 3 anni fa. Da una stima parziale si parla già di 1700 tra imprese ed esercizi colpiti, nel 2011 furono 1300. Migliaia di lavoratori sul lastrico ed altrettante famiglie che stanno perdendo tutto in poche ore. Per conservare ancora speranza e dignità, i negozianti si sono addirittura inventati i «saldi del fango». Nei mercatini si trovano scarpe, biancheria per la casa, abiti infangati ma a basso costo. Un'economia che sta crollando.

Tre anni fa l'intero indotto del commercio subì un danno complessivo di 100 milioni di euro, questa volta la confederazione dei commercianti ne ha stimati già 140. Milioni che forse mai arriveranno, bloccati ancora una volta nella ruggine del sistema.

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