Matteo Renzi non arriverà ad agosto per il Financial Times: complici le buone condizioni meteo, gli sbarchi quest'anno sono stati già talmente tanti (+43% nei primi tre mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015) che il premier italiano non riuscirà a reggere il ritmo. E il governo ci lascerà le penne.Molti italiani considerano, infatti, questa «invasione» non solo figlia di una cattiva politica europea dell'immigrazione, ma anche della marginalità di Renzi in ambito Ue e internazionale, dove nessuno ha preso in seria considerazione le esigenze di Roma.
In quanto: 1) l'esecutivo non è stato in grado di rappresentarle con la dovuta efficacia; 2) il presidente del Consiglio è così poco credibile che non solo nessuno lo sopporta più, ma non viene assolutamente ascoltato e/o rispettato. Insomma, in politica estera Renzi non tocca palla.Tutto questo, secondo il Ft, indebolisce il premier italiano in un momento politico cruciale: a pochi mesi dalla scadenza delle elezioni amministrative nelle principali città italiane e in vista del referendum confermativo della riforma costituzionale a ottobre.
L'analisi non fa una piega, anche perché noi queste cose le diciamo da mesi, ma ci permettiamo di completarla. Davanti a noi, infatti, abbiamo, oltre a quella dell'immigrazione, almeno altre due emergenze tra loro correlate. Quella del terrorismo e quella economica.Il quotidiano inglese, tra l'altro, ha pubblicato questo articolo proprio il giorno prima del terremoto prodotto dalle dimissioni di Federica Guidi dal dicastero dello Sviluppo economico, che buttano ulteriore benzina sul fuoco. Non solo o non tanto per la vicenda personale del ministro, ma in quanto conferma dei troppo numerosi conflitti di interesse presenti nel governo Renzi, che vanno dal petrolio alle banche, dalla finanza alla cybersecurity, e dell'evidente dannoso provincialismo dei suoi principali rappresentanti.
Per quanto riguarda il terrorismo, abbiamo già avuto modo di dirlo: contro la rete globale terroristica deve esserci per forza di cose, se si vuole essere vincenti, una risposta della stessa ampiezza geopolitica. Una nuova Pratica di Mare, vale a dire una grande alleanza che ripeta lo schema del 28 maggio 2002, quando le porte dell'Alleanza atlantica, che fino ad allora contava 19 paesi, si aprirono a quello che fino a pochi anni prima era stato il grande nemico: la Russia. Si mise così fine alla contrapposizione che aveva caratterizzato gli anni della guerra fredda e si inaugurò una nuova fase della storia mondiale, che aveva come obiettivo primario la lotta contro il terrorismo. Stesso mostro che l'Europa si trova a dover combattere oggi. Ma in politica estera Renzi non esiste e mostra solo la sua subalternità.
Quanto all'emergenza economica, invece, i temi sono due: rallentamento della crescita globale e deflazione. Sulla base delle ultime previsioni pubblicate da Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Commissione europea, Banca d'Italia, Corte dei Conti, Istat e Standard & Poor's sull'andamento del Pil e dell'inflazione in Italia, nel 2016 avremo una crescita nominale (data da crescita reale più inflazione) nel nostro paese pari, se va bene, all'1,3% (1%-1,1% di crescita reale più 0,2%-0,3% di inflazione). Esattamente la metà del 2,6% (1,6% di crescita reale più 1% di inflazione) previsto dal governo nei suoi ultimi documenti di finanza pubblica. Ma noi temiamo possa andare anche peggio, perché le stime ad oggi disponibili non scontano ancora gli effetti dell'aggravata deflazione, degli ultimi attacchi terroristici e dell'incertezza delle aspettative di consumatori e imprese che ne deriva. Per cui avremo più deficit, più debito, più disoccupazione, meno investimenti e crollo dei consumi.
Ma Renzi non sembra preoccupato. Anzi. Con l'avvicinarsi della scadenza per la presentazione del Documento di economia e finanza (Def) da parte del governo al Parlamento, nel quale l'esecutivo dovrà rivedere al ribasso le stime di crescita del Pil, precedentemente irresponsabilmente gonfiate, e ricalcolare deficit e debito pubblico per il triennio 2016-2018 ai fini del rispetto dei parametri europei, è ricominciata la fiera delle falsità.Il complice ministro Padoan non sa come uscire dal «cul de sac» in cui lo ha cacciato il suo presidente del Consiglio, che in ottobre gli ha fatto fare una irresponsabile legge di stabilità tutta in deficit. E, da quanto trapela, l'esecutivo intende continuare a gonfiare i conti anche nel prossimo Def. Contro tutto e contro tutti. Il solito metodo imbroglione del «mettere la polvere sotto il tappeto» di questo governo.
Ma da qui a ottobre sarà un crescendo tragico per Renzi. Fino a quando, in un solo mese, si concentreranno, da un lato, il referendum sulla riforma costituzionale e, dall'altro, la recessione economica, che si evidenzierà proprio nel momento in cui l'esecutivo, che da quando si è insediato ha sempre truccato i conti pubblici per consentire la scellerata politica del deficit spending del presidente del Consiglio, più interessato a comprarsi il consenso che al bene del paese, sarà chiamato a risponderne all'Europa con la legge di Stabilità.Tutto ciò vorrà dire una manovra correttiva da 40-50 miliardi: 21,8 miliardi per riportare il deficit dal 2,4% del 2016 all'1,1% del 2017 pattuito con la Commissione; 17 miliardi per evitare le clausole di salvaguardia già previste per il 2017; e altri 5-8 miliardi per colmare i buchi delle mancate privatizzazioni e della mancata spending review. Altro che flessibilità e deficit in più!A questo si aggiunga che, già da gennaio quando sono stati dimezzati gli incentivi, ha cominciato a manifestarsi in tutto il suo fulgore il «Flop Act», metafora del riformismo renziano, simbolo dell'imbroglio strategico di questo presidente del Consiglio e di tutta la sua politica economica, fatta di bonus e di incredibili e false riduzioni delle tasse in deficit. Politica economica volta alla sopravvivenza di breve periodo del governo piuttosto che ispirata dalla volontà di cambiare il paese, tagliando drasticamente il debito e la cattiva spesa pubblica e rilanciando gli investimenti.
Così come anche le lobby, il disprezzo per la democrazia, il giglio magico, i poteri forti, l'occupazione militare dell'informazione e l'azzardo morale sono cifre malate e perverse, ma inconfondibili, del sistema Renzi.Ma la crisi spazzerà via tutto questo. L'attuale presidente del Consiglio (si fa per dire) è figlio di una congiura di palazzo e odia il voto. Per il giorno del referendum sulle trivelle ha consigliato agli italiani di andare al mare e per le elezioni amministrative di fare il ponte.Il premier non vuole far esprimere gli italiani con le schede, ma in autunno, a ottobre, al referendum confermativo voteranno con le tasche, visto il disastro dell'economia. E saranno dolori per il premier. «Si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo», per dirla con Abramo Lincoln.
Per questo ci fanno pena, ma non più di tanto, tutti quei deboli di spirito, nei giornali, nelle banche, nella finanza, nella burocrazia, nei partiti, nelle tv, nella magistratura, che in questi ventiquattro mesi di renzismo hanno venduto l'anima e il cervello e ora già cominciano a guardarsi intorno alla ricerca di un nuovo padrone. Ma anche questo è un segnale che la barca fiorentina sta affondando. Renzi è avvisato, i governi cadono in autunno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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