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Gli elettori Cinque stelle vogliono la spallata al Pd

È la "fase politica" del M5S: il movimento si butta a destra

Gli elettori Cinque stelle vogliono la spallata al Pd

Domenica prossima il voto degli elettori Cinque Stelle sarà determinante. Non solo, ovviamente, dov'è in ballottaggio un candidato M5S (la Raggi favorita a Roma, la Appendino in corsa a Torino), ma anche dove si sfideranno centrodestra e Pd, perché quasi ovunque il terzo candidato più votato è proprio un grillino (a Milano, Bologna, Trieste, Novara). Quindi la domanda è: chi voteranno gli elettori M5S? Il centrosinistra, storicamente più affine alla linea politica della base grillina, o il centrodestra, con l'obiettivo di dare la spallata a Renzi? La Lega ha dato ai propri elettori un'indicazione chiara (votate M5S), mentre dai vertici Cinque stelle non è arrivato un endorsement ufficiale, anche se in modo più felpato gli input sono partiti. Quindi? Se il futuro è ignoto, il comportamento dell'elettorato Cinque Stelle nei precedenti ballottaggi può essere analizzato. Così ha fatto l'Istituto Cattaneo, e l'analisi mette in luce un trend abbastanza chiaro. Partiamo dalle amministrative a Milano del 2011, quelle in cui ha trionfato il centrosinistra di Pisapia. Lo studio dei flussi dimostra che al ballottaggio la stragrande maggioranza degli elettori M5S, il 72,3%, ha dirottato le proprie preferenze sul candidato di sinistra, il resto nell'astensione, neanche uno sul centrodestra. È la fase del M5S che gli analisti dell'Istituto Cattaneo definiscono «movimentista»: «Il Movimento pesca i suoi elettori nella base dei partiti e dell'associazionismo di sinistra, grazie ai temi dei discorsi di Beppe Grillo (ecologismo, consumerismo, ecc.): in questa fase iniziale nella quale i consensi sono limitati e il Movimento non è ancora in grado di porsi come sfida al sistema dei partiti tradizionali, l'identità degli elettori resta in larga misura subalterna alla sinistra, di cui si percepisce come una momentanea alternativa». L'atteggiamento cambia già due anni dopo, con la tornata amministrativa del 2013. Alle comunali di Roma il M5s non arriva al ballottaggio, ma al secondo turno gli elettori Cinque Stelle, diversamente da prima, non appoggiano il centrosinistra ma si rifugiano nell'astensione. È la fase «identitaria» del movimento: meglio perdere da soli che far vincere gli altri. «Nel momento in cui il M5S amplia i propri consensi e si pone quale forza che aspira a sfidare apertamente gli altri partiti, cambiano le cose anche ai ballottaggi. Centrodestra e centrosinistra sono ormai entrambi rifiutati e l'astensione diventa la scelta largamente prevalente». Ma c'è una terza tappa, la più recente, che ha finora un caso sperimentale solo a Bolzano, dove gli elettori M5S, per la prima volta, si sono spostati al ballottaggio sul centrodestra, «in quanto visti come contrapposti all'attore politico che il M5S reputa come principale avversario, ossia Matteo Renzi».

E questa sarebbe la fase «politica» del M5s, far perdere il Pd localmente (portando i voti agli avversari di Lega e Fi) per poi battere Renzi alle Politiche. Se il M5S è entrato davvero in questa fase si scoprirà solo domenica. E sarebbe una brutta scoperta per il premier.

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