John Lee Ka-chiu, ex capo della sicurezza che ha supervisionato la repressione del movimento democratico di Hong Kong, è stato nominato oggi nuovo leader, diventando il sesto «chief executive» (governatore) della città dal suo ritorno sotto la sovranità della Cina nel 1997.
È il risultato del voto, blindato da Pechino, espresso dai quasi 1.500 grandi elettori della Commissione elettorale. Lee, 64 anni, è stato l'unico candidato in gara con la benedizione del governo centrale e sostituirà da luglio la governatrice uscente Carrie Lam. La sua nomina pone per la prima volta un funzionario della sicurezza alla carica più alta della città dopo le violente proteste pro-democrazia del 2019, che segnala le priorità della leadesrhip comunista.
Nonostante la mini-costituzione della città promettesse il suffragio universale, Hong Kong non ha mai completato le riforme necessarie, fonte di anni di frustrazione pubblica e di proteste. Il nuovo leader è invece scelto da un comitato elettorale, che rappresenta lo 0,02% dei 7,4 milioni della popolazione della città, tutti pro-Pechino. In totale, 1.416 elettori hanno votato per Lee mentre 8 hanno espresso un voto contrario, secondo i risultati finali comunicati dalle autorità locali. «Dichiaro che l'unico candidato John Lee Ka-chiu è vincitore delle elezioni», ha comunicato il funzionario alla Giustizia, Keith Yeung Kar-hung.
«L'Unione europea deplora questo violazione dei principi democratici e del pluralismo politico e considera questo processo di selezione come un ulteriore passo verso lo smantellamento di un paese, principio di due sistemi», ha affermato l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue Josep Borrell, in una dichiarazione sulla modalità della nomina di John Lee Ka-Chiu a nuovo governatore di Hong Kong.
Borrell ricorda che John Lee era l'unico candidato e che prima dell'elezione «è stato controllato dal Comitato di Revisione Ammissibilità dei Candidati, e nominato da 786 dei 1461 membri del rinnovato Comitato Elettorale», con un numero «sostanzialmente ridotto» che ha «indebolito gli elementi democratici già limitati nella governance di Hong Kong, in contrasto con gli impegni di una maggiore rappresentanza sanciti dalla legge fondamentale».
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