Emilia, lista 'fake' pro Bonaccini: due sindaci inclusi a loro insaputa

L'appello firmato da 206 sindaci in Emilia Romagna. Bonaccini: "Alcuni guidano liste civiche, anche di centrodestra". Ma spuntano due nomi che non hanno dato l'autorizzazione

Stefano Bonaccini, candidato alla presidenza in Emilia Romagna
Stefano Bonaccini, candidato alla presidenza in Emilia Romagna

Stefano Bonaccini ne aveva fatto motivo di vanto. L'appello firmato da 206 sindaci emiliani doveva significare più o meno questo: gli amministratori locali stanno con me e vogliono che l'Emilia non cambi il governo regionale. Scorrendo la lista, però, emergono due dati fondamentali: il primo, che la maggior parte sono primi cittadini del Pd o di centrosinistra (dunque sarebbe stata una notizia se avessero appoggiato la Borgonzoni); l'altro è che dei 24 sindaci civici, due si sono ritrovati lì senza volerlo. "Ero stato contattato per firmare l'appello", spiega al Giornale.it Pasquale Novelli, sindaco di Talamello. "Ma non l'ho fatto". Eppure il suo nome compare nell'elenco.

Non è ancora chiaro come sia stata possibile una "svista" del genere. Novello preferisce non riferire chi l'ha contattato per infilarlo nel listone a sostegno del governatore uscente. "Forse sarà stato un errore", dice candidamente. Quel che è certo è che il suo nome non avrebbe dovuto esserci: è diventato sindaco guidando una coalizione civica e non ha intenzione di appoggiare "né l'una né l'altra parte" in corsa per le regionali. Meglio star fuori dalla bagarre elettorale. "Nella nostra realtà civica ci sono anime trasversali - dice Novelli - . Sono rimasto sorpreso nel trovarmi in elenco, avrebbero dovuto farlo solo dietro espresso consenso. Chiedo la rimozione".

In tempi di lotta alle fake news, lo scivolone potrebbe rivelarsi un autogol non indifferente per la campagna elettorale di Bonaccini. I casi accertati per ora sono due, ma non si può escludere non ce ne siano altri. L'altro malcapitato, Leonardo Bindi, primo cittadino di San Leo, lo dice chiaramente: "Mi appello agli altri sindaci, verifichino, a tutela dei Comuni e della verità. Quella messa in campo da Bonaccini è una forma di scouting un po' strana...". La posizione di Bindi è ancor più particolare. Certo, anche lui preferisce lasciare la propria giunta fuori dalla competizione regionale, ma se fosse voluto scendere in campo lo avrebbe fatto al fianco della candidata del centrodestra. Non di quello piddino. "Mi trovo a disagio - spiega - perché come sindaco non voglio mettere in mezzo il Comune nella contesa politica, anche perché rappresento una realtà civica. Personalmente, poi, e parlo come cittadino Leonardo, da liberale con formazione di centrodestra mi trovo decisamente più vicino alle posizioni di Lucia Borgonzoni".

Il testo dell'appello è un elogio al percorso fatto in questi ultimi cinque anni e una richiesta di "progetto" per un'Emilia "con la testa fieramente in Europa che lavora per uno sviluppo competitivo, sostenibile e solidale". "Riteniamo che l'Emilia-Romagna meriti un presidente solido e competente, in grado di rappresentarla e governarla per il ruolo che essa ha e che dovrà avere qui nel territorio, nel Paese e nell’Unione europea", si legge nel testo siglato anche dall'ex grillino Federico Pizzarotti (Parma). I firmatari (quelli veri) sperano "che Stefano Bonaccini possa proseguire in questa esperienza di positiva collaborazione con noi, che vede al centro i territori e il loro ascolto, mentre agli elettori rivolgiamo un appello perché, ognuno con le proprie idee, vogliano sostenerlo per quanto ha fatto e potrà fare come Presidente della nostra Regione".

Ora però la Lega parla di "falso clamoroso". In fondo Bonaccini ha fatto leva in particolare sull'endorsement dei sindaci civici, nella speranza di convincere il M5S ad appoggiarlo.

"Alcuni (dei firmatari, ndr) guidano liste civiche, - diceva - anche di centrodestra, che magari alle ultime elezioni comunali hanno battuto il centrosinistra". Già, peccato che due di loro avessero firmato a loro insaputa.

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