Eternit, il giorno dell'indignazione. Ma anche delle precisazioni: il caso non è chiuso.
Dopo la decisione della Corte di Cassazione che ha ribaltato la sentenza di condanna - reato prescritto per il magnate svizzero Schmidheiny dunque assolto dall'accusa di disastro ambientale - è scoppiato un finimondo di proteste, seguito da puntualizzazioni degli uffici giudiziari e la discesa in campo di alcune delle più alte cariche dello Stato, Renzi e Grasso, proprio sulla «prescrizione».
Tante le voci che si sono levate contro una sentenza che è apparsa «ingiusta». Su questo ieri la replica della Cassazione che si è occupata del «disastro ambientale, non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute». E sempre in giornata, quasi come un botta e risposta, ecco giungere altri pezzi del puzzle, in questo caso da Torino, dove lavorano sulla vicenda i giudici Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace. «Chiusa l'inchiesta su 256 omicidi»: una cinquantina di casi in più, oltre ai primi 213, saranno contestati nell'indagine «Eternit bis». Come a dire che la questione del «disastro ambientale» è chiusa; ma che quella degli omicidi ipotizzati - gli operai morti per mesotelioma all 1989 a oggi a Casale Monferrato e Cavagnolo - no, perché in Italia quei reati non vengono prescritti.
«La Cassazione ha modificato la linea, tracciata il 6 febbraio 2007 con una sentenza sullo stabilimento Porto Marghera, che noi avevamo seguito per il caso Eternit - così ha commentato Guariniello - Io mi attengo sempre alle sue decisioni e le rispetto profondamente, come anche in questo caso. Però le regole devono essere solide e non possono essere cambiate in corso d'opera».
Sul caso sono intervenuti anche il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato Pietro Grasso, capitolo prescrizione. Renzi: «O quella vicenda non è un reato o se c'è un reato ed è prescritto, allora bisogna cambiare le regole sulla prescrizione, perché non è possibile che ci siano delle regole che, con il tempo, fanno saltare la domanda di giustizia. Ci sono cose che non possono avere tempo, ci sono dolori che non hanno tempo».
Grasso: «Non ho letto la sentenza e non posso commentare, ma c'è una legge sulla prescrizione che è sbagliata e che va cambiata al più presto, sono 15 anni che lo dico».Ieri Casale Monferrato, in seguito alla sentenza, ha proclamato lutto cittadino. E il legale dell'Associazione familiari vittime dell'amianto ha parlato di «verdetto demenziale» e di «morti che continuano».
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