Un fabbro batte Equitalia Annullate tutte le cartelle

Artigiano nel mirino per non aver fatto versamenti Inps Il giudice dà torto all'ente: via 660mila euro di sanzioni

Contribuente 1 Equitalia 0. Vittoria storica per un cittadino nei confronti dell'agenzia di riscossione dello Stato. Vittoria sancita da una sentenza del Tribunale di Venezia, la 3079/2015 pubblicata lo scorso 23 settembre, un pronunciamento che potrebbe invalidare migliaia e migliaia di cartelle esattoriale che quotidianamente tartassano imprenditori e artigiani.

La storia è simile a tante altre raccontate dal Giornale negli ultimi anni. Un fabbro veneziano, messo a dura prova dalla crisi, ha scelto di pagare gli stipendi alla manodopera omettendo il versamento dei contributi Inps e Inail per i quali mancava la liquidità necessaria. Tra sanzioni e interessi il debito era arrivato a 660mila euro. L'artigiano ha scelto la strada del ricorso contro Equitalia e si è rivolto all'Aua (Associazione utenti auto) ed è stato patrocinato dall'avvocato Francesco Carraro.

Poco più di una settimana fa è arrivato il fatidico verdetto: il giudice ha stabilito che la società di riscossione ha agito «in assenza di ruolo», cioè non era titolata a pretendere il saldo del debito per conto degli enti creditori, cioè Inps e Inail. In buona sostanza, il magistrato ha decretato che l'agenzia della riscossione può emettere, notificare cartelle e agire solo se in possesso dei requisiti validi e documentabili che le consentono di giustificare le sue richieste al debitore in nome degli enti pubblici per i quali opera. Soprattutto è stato stabilito che l'onere della prova spetta a Equitalia e non al debitore.

Finora le strategie difensive degli avvocati si sono pressoché concentrate sui termini di notifica e sulla decadenza o prescrizione delle richieste di saldo. Nessuno aveva messo in discussione la natura e la qualità del mandato assegnato dall'ente pubblico all'agente della riscossione. «Una società di capitali (come Equitalia che è una spa; ndr ) che, legittimamente, persegue scopi di lucro non può gestire la riscossione delle tasse e dei tributi lucrando sugli stessi ed aggravando le già precarie condizioni del contribuente», ha sottolineato l'Aua ricordando che «l'erario incasserebbe molto di più limitandosi ad esigere gli importi dovuti maggiorati dei soli interessi legali senza aggi e more che trasformano somme normali in macigni insostenibili».

La sentenza del Tribunale di Venezia scardina un'impalcatura consolidata e, come detto, può contribuire a invalidare migliaia di cartelle. Soprattutto in un momento nel quale il governo di Matteo Renzi punta molto sulla stretta nel recupero dei crediti vantati del Fisco per finanziare le spese previste dalla prossima legge di Stabilità. Ad esempio, i debiti rateizzati dai contribuenti con Equitalia ammontano a circa 9 miliardi di euro, secondo quanto rivelato dalla Ragioneria dello Stato in sede di riforma fiscale. Proprio per questo motivo è stata concessa ai contribuenti la possibilità di non perdere il beneficio pur avendo saltato alcune rate o addirittura piani che allungano ulteriormente la dilazione.

Una recente sentenza della Cassazione ha rafforzato ulteriormente i poteri di Equitalia stabilendo che se non si rispettano i termini per l'impugnazione (cioè per ricorrere al giudice), l'agenzia ha fino a dieci anni di tempo per eseguire il pignoramento, il fermo o l'ipoteca.

Ecco perché una consulenza legale è sempre necessaria. «Abbiamo dimostrato che Davide può battere Golia», conclude l'Aua aggiungendo che il prossimo obiettivo è «la riforma di Equitalia da società per azioni a ente pubblico».

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