Famiglie in crisi: spesa giù del 10,4%

Consumi in calo nell'ultimo decennio. Crescono solo le vendite nei centri commerciali

Famiglie in crisi: spesa giù del 10,4%

Comunque la si giri non sono buone notizie, almeno secondo gli esperti della Cgia di Mestre che hanno accorpato i dati. Le famiglie italiane, nonostante una leggera ripresa nel 2018, non si sono ancora risollevate dalla grande crisi del 2008. Un eventuale anelito di ottimismo sulla durata della ripresina (+0,7 consumi, +0,7 servizi) sfuma anche per via degli ultimi dati Istat, confermati da Eurostat, che rilevano ancora sfiducia delle famiglie e delle imprese.

Le famiglie consumano molti meno beni rispetto al 2007 (-10,4%) e il dato fa effetto perché non è compensato da una crescita del risparmio, «almeno per quel che riguarda le famiglie di fascia medio bassa», spiega Paolo Zabeo dell'Ufficio Studi Cgia. Tra il 2007 e oggi è anche praticamente raddoppiata la disoccupazione: dal 6 al 10,5%. Una famiglia media di tre persone spende 2.564 euro al mese (2.862 al Nord, 2.042 al Sud) tutto compreso: mutuo, scuola, tasse, sanità, riscaldamento, vestiti, cibo, beni più o meno durevoli.

La nota rosa è l'aumento della spesa in servizi (6,9% in più): anche se lascia pensare a bisogni di assistenza sempre più difficili da soddisfare per via pubblica, c'è anche un cambiamento nel modo di impiegare il denaro: la voce «ricreazione e cultura» è in crescita del 4,6%. I soldi girano più nei centri commerciali che nelle piccole botteghe di vicinato e questo dato contribuisce a ridurre le speranze di ripresa di piccoli e medi imprenditori.

Il crollo della spesa è un cattivo segnale generale perché, ricorda Cgia, «fatto 100 il Pil, i consumi delle famiglie valgono 60». Inoltre, come dicevamo, la crescita di investimenti finanziari non tocca la fascia medio bassa e la difficoltà investe soprattutto le regioni del Sud, in cui le famiglie fanno maggiore fatica persino nelle spese alimentari (-9,9% il dato italiano). Il record negativo tocca ai beni non durevoli (-12,8%), segno che chi acquista preferisce comprare qualcosa che resti. Così, anche se auto, arredamento, elettrodomestici restano in crisi del 5,5% rispetto a dieci anni fa, nel 2018 si assiste a una prima, timida ripresa. Nulla da far gridare di gioia, sostiene Zabeo: «La leggera ripresa rischia di congelarsi nel 2019 anche a causa delle previsioni di crescita negative». C'è anche un'altra grande incognita: «L'aumento delle tasse locali toglie ulteriori disponibilità alle famiglie e da quest'anno gli enti locali possono tornano a mettere mano alle tasse sui servizi».

Avendo rimosso con la manovra 2019 il blocco delle aliquote dei tributi locali, è molto probabile che i sindaci tornino ad innalzarle. Secondo alcune stime della Cgia, l'81 per cento degli 8mila Comuni ha i margini per aumentare l'Imu sulle seconde case e l'85% per innalzare l'addizionale Irpef. Tra crisi e tasse, sempre meno soldi in tasca.

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