Roma Se la gallina ha fatto la frittata, di certo ci sono galletti che hanno cantato troppo presto. Stefano Fassina è pronto a combattere per restare in pista, passando sopra a dubbi, sospetti e litigi che ne sono derivati all'interno di Sel, e sembra avere qualche carta da giocare. Le sue due liste, Sinistra per Roma e Lista civica Fassina, bocciate per la mancanza della data in alcuni moduli, potrebbero essere ripescate dal Tar Lazio presso il quale l'ex pidì s'accinge a presentare ricorso. Spiega Fassina che, avendo presentato tutte le firme necessarie, l'elemento della data potrebbe essere desunto da un fatto certo: la nomina della certificatrice che ha «toppato», vicepresidente del IV Municipio, risale al 28 dicembre. Dunque entro l'arco di 180 giorni previsto dalla legge.
Le condizioni per restare in campo «ci sono tutte», dice così un Fassina fiducioso, che arriva persino a scherzare: «Abbiamo ingaggiato un genio della comunicazione...». Infatti nella campagna elettorale romana da ieri non si fa altro che parlare della sua lista, della sua possibile esclusione, che viene cortesemente, a parole, paventata da tutti. Persino dal pidino Roberto Giachetti, nonostante ieri al Nazareno si facessero i conti fregandosi le mani per un 3 per cento in più al Pd. Assai presunto, in verità. Anche perché Fassina spiegando che «non ci sono piani B, i nostri voti ce li prendiamo noi», rimarcava le distanze: «Ci sono differenze programmatiche molto profonde da Giachetti». Il quale, se da un lato finge rammarico e cordoglio, dall'altro risibilmente rispolvera una parolina dalle sue parti assai in disuso: sinistra. Da ieri il pidino non fa altro che parlare «a nome della sinistra italiana», spergiurando di aver «sempre cercato il dialogo con la sinistra».
Tutti ora guardano al Tar, dal quale dipende un giudizio capitale e delicato. «Uno scenario senza una forza come la nostra sarebbe uno scenario democratico ferito, il gioco elettorale molto falsato», ha messo le mani avanti Fassina puntando su una giurisprudenza che comunque vede con favore l'elemento della partecipazione elettorale.
Sulle ipotesi di «dolo», invece, Fassina per ora non vuole esprimersi. Pur assumendosi l'intera responsabilità del pasticciaccio, dentro Sel le accuse ai «dilettanti allo sbaraglio» hanno indotto molti a sospettare che talune dimenticanze non siano affatto involontarie.RooS