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Il "federatore" Conte rischia Di Maio: "Così uccidi il M5s"

Il premier: «Luigi, basta fare opposizione al tuo governo» La replica del leader grillino: ti sei schiacciato a sinistra

Il "federatore" Conte rischia Di Maio: "Così uccidi il M5s"

C' è voluta l'intera giornata affinché Giuseppe Conte prendesse consapevolezza di quanto il voto in Umbria sia anche e soprattutto una sua sconfitta. La sua prima vera sconfitta, visto che mai il premier aveva messo la faccia su una tornata elettorale come ha invece fatto in questa occasione con l'ormai celebre foto di Narni. E perché è del tutto evidente che il tracollo dell'asse M5s-Pd non può non coinvolgerlo direttamente, essendo proprio lui l'uomo simbolo dell'alleanza. Di più, ne è la personificazione, visto che è solo sul suo nome che Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti sono riusciti a trovare una sintesi per dar vita ad un governo dopo la crisi di agosto.

Eppure, di prima mattina, il premier preferisce derubricare la débâcle umbra con una battuta. «Sembra una canzone di Modugno: non ho niente, ma ho il sole, il cielo e il mare», risponde citando il cantautore pugliese a chi gli chiede se si senta in discussione. Poi la giornata porta consiglio, anche perché le bordate che spara Di Maio sembrano confermare che la strada dell'esecutivo è destinata a rimanere molto dissestata. Il leader del M5s, infatti, non solo definisce l'alleanza con il Pd un «esperimento fallito», ma mette le mani avanti sull'esecutivo. «Abbiamo bisogno che sia migliorato e innovato», aggiunge con lo sguardo già rivolto alla legge di Bilancio. «Vanno chiarite subito tutte le misure in manovra, così da evitare fraintendimenti e strumentalizzazioni», annuncia. Di fatto la certificazione che l'iter della legge di Bilancio in Parlamento sarà ancora più complicato di quanto già ci si aspettava. Così, forse portato a più miti consigli anche dai contatti telefonici con Di Maio, Zingaretti e altri esponenti di punta di M5s e Pd, Conte decide di rinunciare all'annunciata passeggiata fuori Palazzo Chigi. È l'espediente che il premier usa solitamente per parlare con i giornalisti in maniera informale, ma è evidente che il clima non è quello giusto. Con Di Maio soprattutto, infatti, i rapporti sono se possibili più tesi dei giorni scorsi. Con il premier che scarica sul leader grillino le responsabilità della sconfitta. «Sono due mesi che fai l'opposizione al tuo governo, se fai saltare l'alleanza con il Pd commetti un errore madornale», attacca Conte. «Ma lo hai capito che sto passando per uno di sinistra e che perdo voti a favore della Meloni? Sei tu che ti sei schiacciato sul Pd, anche la manovra è troppo di sinistra. Così il Movimento muore», replica il ministro degli Esteri. Così, solo a sera quando arriva a Ravenna per un'iniziativa dell'Eni, il premier cerca di gettare acqua sul fuoco derubricando il voto in Umbria a un «esperimento» e invitando i leader di maggioranza a «fare le proprie valutazioni». Quasi che la cosa non lo riguardasse.

D'altra parte, i numeri della sconfitta umbra sono così sonori da mettere in secondo piano il fatto che si tratta comunque di elezioni che hanno coinvolto una regione di neanche 900mila abitanti. E la tensione che si percepisce in Transatlantico è il termometro di una situazione al limite. Perché è vero che di qui a gennaio non ci sono molti spazi né per una crisi di governo né per un rimpasto la manovra resta comunque la priorità e dovrà essere approvata entro il 31 dicembre ma non sempre le cose della politica seguono le vie della razionalità. Insomma, il fatto che i due leader della maggioranza teorizzino percorsi opposti Di Maio dice «no» all'alleanza strutturale M5s-Pd che invece vorrebbe Zingaretti non è un dettaglio da poco. E potrebbe anche portare a conseguenze che vanno oltre le reali volontà dei protagonisti.

Se non nei prossimi mesi, più probabilmente l'anno prossimo. In Emilia-Romagna, infatti, si voterà il 26 gennaio. E quello sì sarà un test decisivo. Non solo perché la regione conta quattro milioni e mezzo di abitanti, ma anche perché i demo non si possono permettere di cedere un'altra roccaforte dopo l'Umbria.

E senza un alleanza tra Pd e M5s non c'è dubbio che il centrodestra ha tutte le carte in regola per vincere.

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