La femminilità non è una vergogna

Come ci si può occupare degli altri con efficacia se non si è l'esempio della massima cura per se stessi?

Secondo Alessandra Moretti, lei rappresenta un'opportunità per il paese, che considera «scalabile» e, pertanto, vuole poter dimostrare che oltre a essere (molto) bella, è anche intelligente e competente. Un ribaltamento di pensiero che smentisce le sue colleghe di fede politica, le quali, fino all'altro ieri, per mostrarsi intellettuali e capaci, tendevano a snobbare qualsiasi segno di femminilità e avevano il coraggio di presentarsi al mondo austere o trascurate se non sciatte. La Moretti, invece, rivendica la potenza della sua femminilità e tiene giustamente a dichiarare che dedica parte del suo tempo alle cure estetiche, senza per ciò sottrarlo ai doveri pubblici o familiari. Anzi. La sua convinzione, da me condivisa pienamente, è che, rappresentando i suoi elettori, deve apparire nella miglior forma fisica. E anche il più elegante possibile, sul presupposto che chiunque di loro la osservi, mentre svolge il suo ruolo pubblico, debba potersi sentire ben rappresentato. Apprezzo chi la pensa così, chi ha cioè sdoganato la bellezza e l'estetica come pubbliche virtù e non vizi privati. In verità, quando andavo al liceo, non riuscivo a capire perché le bruttine della classe erano di sinistra e le carine di destra. Dapprima pensavo che fosse una questione economica, per l'impossibilità delle prime di acquistare vestiti o cosmetici. In seguito ho proprio accertato che le «sinistre» anche se ricche, disprezzavano le «destre», perché, invece di pensare alla pace nel mondo a i Kmer Rossi, si informavano sul rimmel e andavano alla ricerca delle più sfiziose minigonne. Alcune, peraltro, irrimediabilmente brutte, sceglievano di infoltire i gruppi di sinistra per travestirsi così da intellettuali impegnate.

Io, per quanto anarchica e provocatrice, quando ho iniziato la professione, pur dovendo dibattermi tra studio, bambine e casa, non ho mai rinunciato a prendermi cura di me e non ho mai pensato che il trucco, i capelli a posto e un vestito elegante potessero mortificare le mie capacità. Anche se il solito maschilista, «banal grande», non ha mai perso l'occasione di osservare che il successo professionale provenisse dall'essere una «donna in gambe». Brava quindi Alessandra Moretti che lancia apertamente lo stile «lady like». D'altra parte lo stile è l'immagine della personalità. In particolare lo stile di una donna è l'immagine della sua mente. Ma lo stile di una donna politica è l'immagine del suo saper fare. Obiettivamente, nessuno dovrebbe fidarsi di una donna che rinnega la sua femminilità e che, anzi, la mortifica sotto la peluria incolta, i capelli disordinati, un vestito approssimativo e la faccia da sharpei depresso.

Come ci si può occupare degli altri con efficacia se non si è l'esempio della massima cura per se stessi? Secondo Ovidio, la bellezza è un bene fragile. Come la democrazia e la pace del resto. Ma è la migliore lettera di raccomandazione, e sono anche convinta che il gusto e il rispetto dell'estetica agevolino al meglio la convivenza sociale e politica.

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