"Se sono ministri lo devono alla Liberazione". A ormai quattro giorni dal 25 aprile, il presidente della Camera torna a rintuzzare la polemica sui leghisti di governo che hanno deciso di disertare le celebrazioni.
"Ricordo che se oggi sono ministri lo devono proprio a quanto accaduto 74 anni fa, con la liberazione dal giogo nazifascista", ha detto Roberto Fico, ospite all'istituto Don Milani di Montichiari (Brescia) prendendo spunto da un quesito posto da uno studente. Un'altra "frecciatina" lanciata direttamente a Matteo Salvini e gli altri esponenti del Carroccio nel governo che già nei giorni precedenti alla ricorrenza avevano rivendicato la volontà di non sfilare insieme a partigiani e "fazzoletti rossi". Il presidente della Camera ha poi parlato del pericolo di "rigurgiti fascisti": "Sono troppo facili in uno stato democratico", ha detto, "Ma non rappresentano un rischio per una democrazia forte. E quella italiana ha gli anticorpi giusti per difendersi".
Non è la prima volta che Fico se la prende con Salvini per la decisione di non presenziare alle celebrazioni per la Liberazione. Già il 12 aprile aveva tuonato contro la scelta del vicepremier leghista di andare a Corleone per inaugurare il locale commissariato di polizia: "La lotta alla mafia è importantissima e va fatta ogni giorno ma il 25 aprile, che è la nostra giornata della Liberazione va festeggiata, ricordata", aveva detto, "Non sono certo passerelle quelle che si fanno il 25 aprile".
E poi nel giorno della Liberazione aveva usato parole simili a quelle di oggi, sostenendo che i ministri della Lega danno "una lettura assolutamente sbagliata e fuorviante" alla ricorrenza.Dopo gli scontri sull'immigrazione e sulla sicurezza, quello del 25 aprile rischia di essere ancora per altro tempo un'altra spina nel fianco della maggioranza gialloverde.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.