Finalmente è arrivato Natale ma qui è vietato festeggiarlo

A Ostia cacciato dall'asilo Santa Klaus, in Francia presepi via dai municipi. E nel Brunei galera a chi fa gli auguri

Gabriele VillaArriva il Natale. Ma è meglio non farlo sapere troppo in giro. Anzi, meglio ancora, non celebrarlo. Altrimenti si rischia financo la galera. Angoli bui del mondo. Dove le luminarie si spengono per accendere rigurgiti di integralismo surreale. Come ad Ostia, per esempio, dove Babbo Natale quest'anno non potrà entrare nell'asilo delle Acque Rosse perché, così ha decretato la lungimirante direttrice «potrebbe spaventare i tanti figli di immigrati musulmani e nordafricani che si troverebbero davanti un personaggio estraneo alla loro cultura». Quindi? Quindi nonostante la sollevazione generale di tutti quei genitori, l'uomo in rosso, dalla barba bianca non si presenterà per consegnare, come da tradizione, i doni ai ragazzi. Evitando, così, di seminare terrore e raccapriccio. E si che in questi stessi giorni a Dubai, Emirati Arabi, area che ospita giusto qualche moschea, ci sono, ad esempio, in circolazione più Babbi Natale che al Polo Nord e che negli alberghi, nei Mall e in ogni luogo pubblico ci sono luci e festoni natalizi che non spaventano nessuno. E che nessuno, laggiù, si pone come ad Ostia o come in Francia, il problema di urtare la suscettibilità degli islamici. O, peggio ancora, di spaventarli. Già, perché anche nella vicina Francia, non scherzano quanto a provvedimenti risibili se non fossero imbarazzanti. L'Assemblea dei sindaci francesi ha infatti invitato tutti i primi cittadini del Paese a evitare di realizzare presepi nelle sedi municipali perchè «non compatibile con la laicità». L'affermazione, certamente discutibile, è contenuta nel Vademecum sulla laicità firmato dall'ex ministro di centrodestra, Francois Baroin, oggi presidente dell'Amf e la «raccomandazione» non è stata certo accolta con favore da tutti. «É un testo rivelatore di un laicismo forsennato che imperversa nella società», protesta il partito cristiano- democratico, creato nel 2009 dall'ex ministro Christine Boutin, che ha lanciato una petizione online raccogliendo in poco tempo oltre 106mila adesioni. E anche il Front National promette battaglia tanto che alcuni sindaci di FN hanno già ritirato la loro adesione all'Amf. Certo che se a non fare il presepe non si rischia nulla, nel piccolo Sultanato del Brunei si può finire in carcere per molto meno. Anche se il Sultano Hassanal Bolkian, tra gli uomini più ricchi del mondo, apprezza molto i lussi occidentali, nel proprio Stato è un difensore dell'interpretazione più intransigente dell'Islam tanto da aver introdotto la Sharia (la severa legge coranica) nel 2014. Per calcare la mano quest'anno ha deciso che chiunque festeggerà il Natale sarà condannato a 5 anni di carcere. Specificando che per «festeggiare» si deve intendere «indossare simboli religiosi come croci, accendere candele, addobbare alberi di Natale, cantare inni religiosi, mandare auguri di Natale, montare decorazioni».

In sintesi, tutto ciò che rappresenta il Natale. Alternative? I non musulmani nel Brunei potranno santificare il Natale solo all'interno della loro comunità e, soprattutto, solo dopo aver notificato alle autorità le loro intenzioni.

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