«Non possiamo più permetterci i 4,6 miliardi di euro che sono previsti nel Def per i costi per l'accoglienza», ha sottolineato ieri il capogruppo alla camera di Forza Italia, Renato Brunetta, sottolineando che «non possiamo più permetterci di portare dentro il nostro Paese delle bombe ad orologeria quali sono le centinaia di migliaia di disperati che in Italia non hanno la possibilità né di lavorare né di avere un'accoglienza decente». Le cifre contenute nel Documento di economia e finanza hanno rivelato una volta di più che la gestione dell'emergenza migratoria è costosissima e mal si concilia con le esigenze di un'Italia sempre a rischio di una procedura di deficit eccessivo da parte di Bruxelles e che per stabilizzare i conti pubblici potrebbe aumentare la già elevata pressione fiscale facendo scattare (anche parzialmente) le clausole di salvaguardia su Iva e accise.
Bisogna ripartire, dunque, da ciò che è scritto a pagina 44 del Def, ovvero che «se l'afflusso di persone dovesse continuare a crescere, la spesa potrebbe salire nel 2017 fino a 4,6 miliardi (0,27% del Pil)» rispetto ai 4,3 miliardi preventivati per quest'anno e ai circa 4 miliardi spesi l'anno scorso (forchetta stimata in 3-4-4,2 miliardi). Ma quanto vale questa spesa? A cosa rinunciano gli italiani per foraggiare questo sistema di accoglienza che suscita molte critiche anche per le modalità con cui vengono effettuati i «salvataggi» con le navi delle Ong che praticamente vanno a soccorrere i barconi fin sotto le coste libiche? Si tratta di «un successo per chi vuole sostituire gli italiani con questi nuovi arrivati, ai quali vengono riservate risorse molto più ampie di quanto si stanzia per sostenere le famiglie italiane», ha chiosato Lucio Malan (Fi) evidenziando come gli 8.500 sbarcati «a 35 euro al giorno, costeranno nel giro di un anno oltre 100 milioni, senza contare le spese sanitarie e quelle per il recupero in mare». Malan non ha torto: il Def prevede per il capitolo «famiglie» una spesa di 600 milioni di euro per il 2017, ossia meno di un settimo di quanto previsto per i migranti è destinato a bonus bebé e voucher per gli asili nido. Le spese per il rafforzamento della sicurezza in funzione antiterrorismo sono molto inferiori: circa un miliardo l'anno incluso il bonus 80 euro per le forze dell'ordine.
È «un vero e proprio scandalo se rapportato con quanto previsto per i terremotati e i poveri», ha dichiarato Fabio Rampelli (Fdi) rimarcando che nel 2017 «a circa 12 milioni di connazionali sarà riservato meno della metà» come somma di 1,2 miliardi per i poveri e 600 milioni per la ricostruzione pubblica e privata delle aree del terremoto.
Quei 4,6 miliardi sono 23 volte superiori alle maggiori risorse (200 milioni) destinate al diritto allo studio universitario e ai centri di eccellenza. E, soprattutto sono più del doppio dei 2 miliardi aggiunti al Fondo sanitario nazionale (da 112 a 114 miliardi).
Giusto per dare un ordine di grandezza un po' più «economico» si possono prendere ad esempio il taglio di 3,5 punti percentuali dell'imposta sui redditi delle imprese (Ires) della legge di Bilancio. È costato 3 miliardi circa. I trasferimenti delle amministrazioni centrali agli enti locali per gli investimenti (dalla manutenzione delle strade a quella degli edifici) sono stimati per quest'anno in circa 5 miliardi, grosso modo a stessa cifra.
«Gli italiani pagano, le coop ringraziano.
Fratelli d'Italia voterà contro in Parlamento: questi soldi devono andare alle famiglie, ai disoccupati e ai poveri italiani», ha commentato su Facebook la leader di Fdi, Giorgia Meloni. Bisogna chiudere la rotta del centro-Mediterraneo», ha sentenziato il capogruppo di Forza Italia al senato, Paolo Romani.
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