Roma «Lavoro, lavoro, lavoro». Il premier Paolo Gentiloni alla Fiera del Levante ha rispettato un protocollo che gli ultimi governi avevano dimenticato. All'appuntamento di Bari - tradizionale riapertura post ferie sui temi economici - si va a parlare di sviluppo e il presidente del Consiglio ha cercato di convincere la platea che nella prossima legge di Bilancio il lavoro sarà la «vera priorità». La crescita à già in atto ed è «oltre le previsioni» e «la ripresa economica ha prodotto anche conseguenze positive in termini sociali» con «oltre tre milioni di posti di lavoro recuperati negli ultimi tre anni. Il numero di occupati in Italia è tornato ai livelli del 2008, che erano livelli record con 23 milioni di persone al lavoro» e «oltre novecentomila posti di lavoro sono stati recuperati negli ultimi tre anni».
Risultati importanti, ma non sufficienti e quindi «nella legge di Bilancio lavoreremo nei confini che ci sono consentiti», useremo «tutti i margini possibili, di accompagnare la crescita. Lo faremo innanzitutto sul tema del lavoro».
La traduzione è che nella manovra autunnale non ci sarà spazio per altro. Solo la decontribuzione per i neoassunti. Nelle bozze è del 50% per i primi tre anni e poi si riduce in quelli successivi. Difficile, viste queste premesse, che trovino spazio misure richieste dalla maggioranza, ad esempio sulle pensioni. Nessun accenno al pacchetto di misure per l'industria, in preparazione al ministero dello Sviluppo economico di Carlo Calenda. Anche se quello della Fiera del Levante sarebbe stato il palcoscenico giusto.
A parte le ristrettezze di bilancio e la necessità di un provvedimento che possa essere venduto elettoralmente allo stesso tempo come un taglio del costo del lavoro e un rilancio dei consumi, la decontribuzione serve a tenere su i dati sul lavoro che, nonostante i segnali positivi, sono ancora da Paese in crisi.
Ieri la Cgia di Mestre, ha ripreso l'ultima rilevazione Istat osservando come da una parte sia vero che a luglio gli occupati, pari a poco più di 23 milioni di unità, siano tornati allo stesso livello del 2008, ma sia anche vero che il monte ore lavorate è diminuito di oltre 1,1 miliardi (-5 per cento).
Rispetto al 2008 i lavoratori a tempo pieno sono scesi e, viceversa, sono aumentati quelli a tempo parziale (contratti a termine, part time involontario, lavoro intermittente,
somministrazione). I dati, insomma, danno ragione ai sindacati e a chi esprime dubbi sulla ripresa. Il mercato del lavoro è sostanzialmente fermo e la flessibilità non ha creato un boom dell'occupazione come in Spagna o Germania.AnS
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