Il fittiano insulta i vertici e Forza Italia lo rimuove

Sparata in Aula di Chiarelli contro Toti e Rossi, Brunetta lo sostituisce in commissione. Fitto grida alle "epurazioni". Risiko Regionali, Berlusconi scende in campo nel weekend

Il fittiano insulta i vertici e Forza Italia lo rimuove

Nervi sempre più tesi in Forza Italia dove ieri, in Aula a Montecitorio, il deputato Gianfranco Chiarelli è andato giù duro contro la senatrice Mariarosaria Rossi e Giovanni Toti. L'onorevole, che doveva annunciare il voto contrario «convinto» del partito al ddl sulla prescrizione, ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Chiarelli, pugliese e fittiano doc, è stato durissimo con i vertici del partito: «Non ho parlato del tema in discussione in con colleghi come Toti e la Rossi, impegnati a studiare strategie per distruggere tutto quel che Berlusconi ha compiuto in questi anni. Mi scuso per la divagazione ma consegnerò il mio intervento a Bergamini affinché Toti e gli altri possano dire cose sensate quando vanno in tv». Uno schiaffo in piena regola che ha provocato la risposta stizzita di Jole Santelli e poi la reazione - per alcuni tardiva - del capogruppo Renato Brunetta. Quest'ultimo, al termine della seduta, ha provveduto, «con effetto immediato», a sostituire l'onorevole Gianfranco Chiarelli come capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera. E Fitto s'è ribellato: «Che situazione avvilente! Da partito liberale di massa, cosa siamo diventati? Il partito delle censure, dei commissariamenti, delle sostituzioni, delle epurazioni». Insomma, Forza Italia è una pentola a pressione con Fitto con un piede mezzo fuori dal partito. Qualcuno sostiene che l'ex governatore della Puglia stia facendo il «falco suo malgrado perché pressato dai suoi uomini pugliesi che temono di non essere ricandidati alle prossime Regionali». Ma al di là delle motivazioni i rapporti sembrano ormai compromessi e avrà un bel da fare Altero Matteoli, incaricato a mediare e ricucire lo strappo.

Berlusconi sembra far spallucce ed è concentrato sul suo personale ritorno in campo. Nel weekend farà risentire la sua voce: sabato a Milano, dove al teatro Gaber la coordinatrice di Forza Italia Mariastella Gelmini radunerà tutto lo staff del partito per fare il punto della situazione; domenica a Roma, all'hotel Ergife, dove Antonio Tajani ha organizzato la manifestazione «L'Italia e l'Europa che vogliamo». Non è sicura la presenza fisica del Cavaliere a Milano anche se il meeting vuole essere l'avvio della campagna elettorale con un messaggio forte: «Il modello-Lombardia funziona; il centrodestra unito vince e governa bene». In ogni caso in tarda mattinata, anche solo al telefono, il leader farà sentire la sua voce. Il giorno successivo, invece, all'ora di pranzo Berlusconi terrà un comizio nella speranza di poter annunciare novità in materia di alleanze alle Regionali.

La partita è ancora aperta ma fonti berlusconiane giurano che l'ex premier sia intenzionato a mostrare i muscoli al cospetto di Salvini. Tattica? Di certo un po' sì; ma pare che il Cavaliere sia veramente disposto, come extrema ratio , a correre da solo anche in Veneto se il leader della Lega dovesse avere un atteggiamento troppo impositivo. «O si discute tutto da pari a pari anche in Liguria e Toscana oltre che in Veneto oppure andiamo in solitaria» avrebbe detto il Cavaliere accarezzando l'idea dell'«orgoglio azzurro». Certo, la mossa è rischiosa e potrebbe comportare un vero e proprio cappotto a vantaggio della sinistra ma tant'è. Salvini trema all'idea di perdere il Veneto e appare sempre più conciliante nei toni («A Berlusconi voglio bene»).

Tuttavia manda a dire ai suoi diplomatici: sarei pure disposto a mettere in discussione sia Rixi in Liguria sia Borghi in Toscana; ma solo se Fi è in grado di fare nomi alternativi di peso. E il problema è che pochi, tra gli azzurri «pesanti» hanno voglia di correre: né Biasotti né Toti in Liguria; men che meno Bergamini in Toscana.

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