Fitto recluta la vecchia politica Con lui anche gli amici di Fini

Alemanno e Ronchi alla kermesse del dissidente azzurro. Berlusconi: il leader resto io

Fitto recluta la vecchia politica Con lui anche gli amici di Fini

Roma - Il rinnovamento di Fitto è già vecchio. A molti non sfugge che la platea di chi chiede il rilancio del partito in realtà sia pieno di «ex». Ci sono ex ministri berlusconiani come l'ex dc Saverio Romano e l'ex aennino Andrea Ronchi; c'è l'ex sindaco di Roma, il trombato Gianni Alemanno; c'è il sempre verde leader della Destra Francesco Storace. Tanti gli ex «futuristi della libertà», sparpagliati, reduci senza casa del primo grosso tradimento targato Fini. Chiedono aria nuova ma i ferri sembrano già vecchi.

E i nervi, tra Berlusconi e Fitto, restano tesi. Quest'ultimo fa sfilare i suoi in una kermesse a piazza di Pietra. Stessa sede in cui il Cavaliere aveva parlato in occasione della presentazione del libro di Vespa. Dopo il confronto, duro ma civile, al comitato di presidenza del partito, mercoledì sera girava voce di un ennesimo incontro tra il Cavaliere e Fitto. Avrebbe dovuto tenersi ieri a pranzo, a Palazzo Grazioli; ma poi la telefonata tra i due: «Raffaele, vuoi venire a mangiare da me? Ci sono anche Toti, Bergamini, Romani e Brunetta...». Dall'altra parte, Fitto è tranchant: «No, grazie. Visto che entrambi siamo impegnati e io alle 14 e 30 devo scappare, meglio fare un'altra volta. Io e te». Clic. Le telefonate calorose sono altre.

«Nessun caso politico - giurano da entrambe le parti -, soltanto impegni differenti». Di fatto, Berlusconi non fa i salti di gioia per la manifestazione fittiana che rischia, come di fatto è, di essere vista come una conta del «chi sta con chi». Così Fitto, che aveva organizzato da tempo la kermesse dal titolo «Per l'alternativa» per parlare di tasse e legge di Stabilità, diventa una sorta di prova muscolare. Una passerella per far vedere che molti parlamentari azzurri la pensano come lui. Sul palco, assieme a lui e al direttore del Centro studi di Confcommercio Mariano Bella, il segretario di Confartigianato Cesare Fumagalli e il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, l'ex braccio destro di Pannella, Daniele Capezzone. In platea, invece, una quarantina di parlamentari di Fi, più o meno tutti allergici al «renzismo azzurro». Ci sono i fittiani doc: Rocco Palese, Francesco Paolo Sisto; ci sono i «campani» Ciro Falanga, Eva Longo, Vincenzo D'Anna e Antonio Milo; il calabrese Giuseppe Galati, i siciliani Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone; ma anche Augusto Minzolini, Cinzia Bonfrisco e Maurizio Bianconi. E poi, assieme alla discreta pattuglia di «ex finiani», quelli che vengono a sentire ma non se la sentono di essere tacciati di ribellissimo.

Guai a parlare di «dissidenza» o di «corrente»: «Noi non siamo una corrente - giura Fitto -. Siamo in Forza Italia e ci rimaniamo. Portiamo le nostre idee per il bene del partito». E ancora: «Questa non è una manifestazione “contro” qualcuno ma “per” qualcosa».

Sulle primarie Fitto non molla: «I goleador li scelgono gli elettori». E Berlusconi, indirettamente, gli risponde così: «Mi ritaglio il ruolo di capitano. Non ne conosco un altro migliore: il leader lo faccio da più di cinquant'anni fuori dalla politica o nella politica».

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