Milano - Le firme. Più di 3mila in pochi giorni. E i messaggi. Sorprendenti per chi pensava che quell'epoca si fosse chiusa senza rimpianti. Non è cosi. O almeno, non per tutti. «La sanità lombarda - scrive uno - con Formigoni era al top». Segue l'augurio, dai toni imperativi: «Libero subito». E ancora: «Noi lombardi dobbiamo tanto al presidente Formigoni. Libero subito».
Angelo Cenicola, imprenditore emiliano, consulente aziendale, amico del Celeste, non ha rinnegato il passato ma ha aperto su Facebook un gruppo dal titolo che è un programma: Roberto Formigoni libero. Pensava a un'opera di testimonianza, invece nel giro di qualche giorno Cenicola ha intercettato un pezzo di Lombardia e di Italia che considera troppo pesante la pena inflitta all'ex governatore. E più in generale riconosce i meriti di un ventennio, archiviato forse troppo in fretta a colpi di inchieste e scandali giudiziari. «Nessuno contesta la legittimità delle sentenze, ci mancherebbe - spiega al Giornale Cenicola - ma appare spropositato il carcere, introdotto anche per i condannati ultrasettantenni come Formigoni, con il decreto Spazzacorrotti. Dunque, raccogliamo le firme che contiamo di portare a Mattarella perché conceda la grazia all'ex Governatore».
Formigoni è detenuto a Bollate dal 22 febbraio scorso quando è diventata definitiva la condanna a 5 anni e 10 mesi per corruzione nell'ambito dell'inchiesta San Raffaele- Maugeri. Sembrava che l' ex numero uno del Pirellone dovesse essere dimenticato, ma una parte del popolo che si riconosceva in lui vorrebbe rivederlo libero, o almeno ai domiciliari. Anzi, gli attribuisce una visione strategica che era stata rimossa, cancellata in un grande tourbillon giudiziario. Due gli aspetti che più tornano nelle lettere e nelle mail: la durezza del trattamento, ritenuto eccessivo, e la nostalgia per un modello sanitario che aveva scardinato il vecchio assetto, introducendo un sistema virtuoso di concorrenza fra pubblico e privato e aprendo anche alle classi più disagiate strutture prima inaccessibili. «Io non discuto le sentenze, sono pacifici tre gradi di giudizio - nota un altro cittadino non contento di come è andata a finire - ma ci sono altri modi per scontare la pena, non attraverso una vendetta». E c'è anche chi boccia il presente: «La sanità lombarda è peggiorata. Ma si ricordano solo gli errori». Non tutti la pensano allo stesso modo. «Buttate la chiave», replica qualcuno, echeggiando vecchi furori popolari.
E a seguire: «Chi sbaglia paga»; «è stato condannato, deve scontare la pena». Ma è una piccola minoranza. Gli altri, centinaia, fanno sentire con forza la loro voce dopo un periodo di disorientamento. Ora, invece, hanno le idee chiare.
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